«DFA rigido e demotivante. I docenti entrano tardi nel mondo del lavoro»

Una mozione di Paolo Ortelli chiede un nuovo modello di organizzazione per il sistema di abilitazione
BELLINZONA - Il percorso del DFA, oltre a non garantire necessariamente un posto di lavoro a chi consegue il diploma, si veda il caso dei docenti di italiano rimasti senza cattedra, è «divenuto rigido, demotivante e pure illusorio» per come è impostato, contraddice l'obiettivo di far entrare i giovani il prima possibile nel mondo del lavoro e «fa un po’ astrazione dalle esigenze concrete, dirette e numeriche che si riscontrano sul territorio» piuttosto che orientarsi al pragmatismo. Il PLR con Paolo Ortelli muove in una mozione diverse critiche al sistema formativo, in particolare relativamente ai docenti di scuole medie, portando diversi spunti.
Non vengono invece contestati l'insegnamento e l'abilitazione per scuole elementari e asili. Si propongono invece misure per velocizzare l'ingresso nel mondo del lavoro di coloro che vogliono insegnare alle medie, attraverso anche la valutazione «con cautela per l'insegnamento medio - in una situazione d’emergenza - anche un modello cantonale, a tempo parziale e con validità limitata, da impostare secondo criteri compatibili con l'art. 47a della Legge della scuola».
Viene anche sottolineato come «l’attuale sistema inoltre apre inevitabilmente il fianco a dinamiche distorte: per esempio, il DFA ha progressivamente inserito tra i suoi quadri docenti ed esperti persone provenienti dall’Italia, certamente qualificate, ma che sollevano un quesito scomodo: è una necessità per il miglioramento della formazione ticinese o è una dinamica di assunzione autoreferenziale, che consolida la “macchina” DFA più che colmare lacune cantonali?».
La richiesta di Ortelli è «di proporre, tenendo conto delle impostazioni presenti negli altri cantoni, un nuovo modello di struttura e organizzazione dei percorsi abilitativi per la formazione di docenti nel settore medio e medio superiore, compatibile con i regolamenti emanati dalla CDPE e i cui titoli siano riconosciuti sul piano nazionale e che tenga conto delle osservazioni post».
Riassumendole in punti e proposte, chiede «per il settore medio (ma non per quello superiore, dove verrebbe sempre richiesto il master, ndr) non penalizzare, nei criteri di ammissione al DFA, la possibilità di accedere all’abilitazione anche con il solo bachelor conseguito presso una scuola universitaria, a cui farebbe seguito l’abilitazione a livello di master presso il DFA». Vorrebbe introdurre la richiesta, per il settore medio, di un’abilitazione obbligatoria in almeno due materie e «la possibilità di conseguire un’abilitazione combinata – come avviene nella Svizzera francese – per il settore medio e medio superiore, in una o due materie».
Ortelli vorrebbe anche percorsi che permettano, distribuendo la formazione su più semestri, di rendere l'abilitazione accessibile anche a chi svolge un'altra professione. Desidera «lo sviluppo di una maggiore interconnessione con il sistema abilitante per il settore professionale, che rappresenta un valore aggiunto e una valorizzazione reciproca per i giovani» e «la possibilità, anche in un’ottica di razionalizzazione, di riunire in un unico luogo (per es. a Locarno) gli istituti che si occupano della formazione dei docenti, ovvero il DFA e la Scuola universitaria federale per la formazione professionale (SUFFP), con sede a Lugano».
Verrebbe vista di buon occhio anche una collaborazione con altri istituti abilitanti per promuovere l'insegnamento dell'italiano in altri cantoni.
Per i liberali, va posta attenzione al fabbisogno di docenti, tenendo presente anche coloro che hanno conseguito l’abilitazione fuori Cantone o che dispongono del riconoscimento rilasciato dalla CDPE e che concorrono a un posto d’insegnamento in Ticino. Il DECS dovrebbe, a loro avviso, elaborare uno studio previsionale per capire quanti docenti serviranno nei prossimi anni, per poi informare in modo costante chi desidera avvicinarsi alla professione.