Mobbing al Tpc: i giudici di Mon Repos accolgono il ricorso della segretaria

L’incarto torna quindi in Ticino. L’avvocato della donna: «Ora mi aspetto gli atti»
BELLINZONA - Non è ancora finito il caso di presunto mobbing, ai danni di una segretaria da parte di una collega, che ha travolto l’anno scorso il Tribunale penale cantonale. Il 7 luglio il Tribunale federale di Losanna ha infatti accolto il ricorso della donna. Una decisione resa pubblica soltanto ieri.
La donna si era rivolta alla Commissione cantonale di ricorso sulla magistratura dopo che il Tribunale d’appello aveva respinto la richiesta di accesso agli atti. La regione? Non era stato ritenuto che la presunta vittima avesse qualità di parte nella procedura disciplinare avviata lo scorso settembre nei confronti della collega da lei segnalata per presunto mobbing.
«La Commissione di ricorso sulla magistratura - spiegano i giudici di Mon Repos - ha negato alla ricorrente ogni diritto di accesso agli atti, siccome non aveva la qualità di parte nel procedimento disciplinare contro la dipendente. Questa decisione disattende tuttavia l’esposta giurisprudenza, secondo cui anche un terzo che difetta della qualità di parte può di principio chiedere l’accesso agli atti di un procedimento concluso se rende verosimile l’esistenza di un interesse degno di protezione e non vi si oppongono interessi pubblici o privati preponderanti».
E ancora: «La Commissione di ricorso sulla magistratura ha accertato che in concreto il procedimento disciplinare aperto nei confronti della dipendente oggetto della segnalazione è concluso. Questo accertamento non è censurato d’arbitrio ed è quindi vincolante per il Tribunale federale. La circostanza che la ricorrente difettava della qualità di parte in tale procedimento non le impediva di per sé di presentare una domanda di accedere agli atti dello stesso. Sarebbe spettato all’autorità cantonale esaminare nel merito la domanda e statuire al riguardo con una decisione motivata, tenendo conto dei diversi interessi coinvolti. Il diniego pronunciato già soltanto sulla base del difetto della qualità di parte viola pertanto il diritto della ricorrente di essere sentita».
«Sono soddisfatto della sentenza», ha invece spiegato alla Regione l’avvocato della donna, Andrea Bersani. «Il verdetto di Mon Repos non ci dà ancora l’accesso agli atti, che fra l’altro permetterebbe alla mia cliente di valutare se vi siano i presupposti per promuovere un’eventuale causa civile o penale nei riguardi della collega che aveva segnalato. Ma ribadisco: adesso, dopo quanto scritto dai giudici federali, mi attendo che l’accesso agli atti venga dato dalla Commissione di ricorso sulla magistratura. Se così non sarà, impugneremo di nuovo la sua decisione negativa».