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«Con un unico pugno ha annientato la vittima»: sei anni di carcere per il picchiatore del Blu Martini

Il 26enne, che verrà anche espulso, sferrò un gancio a un 21enne, riducendolo a uno stato vegetativo persistente.
Deposit (simbolica)
«Con un unico pugno ha annientato la vittima»: sei anni di carcere per il picchiatore del Blu Martini
Il 26enne, che verrà anche espulso, sferrò un gancio a un 21enne, riducendolo a uno stato vegetativo persistente.

LUGANO -  «L'imputato ha colpito con una violenza impressionante, dimostrando una brutalità fuori dal comune». È con queste parole che questo pomeriggio, alle Assise criminali di Lugano, il giudice Amos Pagnamenta ha annunciato la condanna del 26enne che lo scorso 17 novembre fuori dalla discoteca Blu Martini ha steso un 21enne con un pugno, riducendolo a uno stato vegetativo persistente e alla tetraplegia.

Il giovane, cittadino italiano residente nel Luganese, è stato riconosciuto colpevole di tentato omicidio intenzionale per dolo eventuale. Gli è stata inflitta una pena di sei anni di carcere, più l'espulsione dalla Svizzera per un periodo di sette anni.

Madre e padre della vittima si sono visti concedere un risarcimento per torto morale pari a 40mila franchi a testa, mentre alla sorella andranno 20mila franchi.

«Nessuna pena ce lo restituirà» - Da noi sentiti, i genitori del 21enne si sono limitati a commentare: «Alla fine abbiamo perso tutti. Nessuna pena ci restituirà il nostro caro».

«Un atto vigliacco» - Il giudice, dal canto suo, ha motivato la sentenza. «Con un unico pugno l'imputato ha annientato la vittima. Ed è stato un vigliacco, perché ha colpito il 21enne di sorpresa, non lasciandogli la possibilità di difendersi e di reagire. Ha inoltre agito senza alcun fondato motivo, ricorrendo alla violenza solo perché si è ritenuto leso nel suo onore o per far vedere chi era il più forte».

Il 26enne non aveva poi alcun motivo di far nascere quel litigio: «Sul posto erano presenti gli agenti della sicurezza del locale, che sono istruiti per gestire i conflitti. E chi intende fare da paciere non lo fa mettendo le mani addosso ai presenti».

Per la Corte è inoltre evidente che il pugno è stato sferrato deliberatamente al volto: «È stato dato da un pugile che è in grado di controllare i suoi colpi, anche in una fase dinamica».

«È un pugile: sapeva che era pericoloso» - E, proprio perché il 26enne è un pugile di grande esperienza ed era istruttore di boxe in una palestra, «era pienamente consapevole della pericolosità del suo gesto. Persino nel pugilato, infatti, un colpo ben assestato, nonostante le protezioni, può far crollare a terra l'avversario».

Le immagini della videosorveglianza - Il filmato della videosorveglianza attesta peraltro un caricamento del braccio all'indietro e l'assestamento di un vero e proprio gancio. E, come ammesso dallo stesso imputato, dopo aver ricevuto il pugno il 21enne si è immediatamente afflosciato a terra.

Precedenti che parlano da sé - A pesare sono poi i precedenti penali del 26enne. «Due settimane dopo aver ricevuto una condanna per lesioni semplici per dei pugni sferrati nel 2021 fuori da un'altra discoteca di Lugano, ha di nuovo colpito al volto una persona. Ciò dimostra che non ha tratto alcun insegnamento dall'accaduto e che questo comportamento aggressivo è parte della sua indole».

«Ha dimostrato sincero pentimento, e c'è stata sfortuna» - D'altra parte il giudice ha concesso «che vi è stata una dose di sfortuna» nella vicenda. Ad attenuare la colpa dell'imputato «è poi il fatto che tutto è accaduto nel giro di pochi secondi. E dal profilo oggettivo il 26enne ha dimostrato sincero pentimento: ha soccorso la vittima, si è costituito e ha scritto una lettera di scuse alla famiglia».

Durante il dibattimento svoltosi ieri, lo ricordiamo, la pubblica accusa aveva chiesto che il 26enne venisse condannato per tentato omicidio per dolo eventuale e aveva proposto una pena di 13 anni di carcere più l'espulsione dalla Svizzera per un periodo di dieci anni. La difesa aveva invece proposto tre anni per lesioni colpose gravi e spinto per la non espulsione.

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