Fatica, no grazie: «Quei mestieri che dovevano essere fatti solo da stranieri»

I giovani ticinesi continuano a prediligere liceo e apprendistato di commercio. Finendo magari in disoccupazione. Ma in uno dei settori più discussi del momento c'è una forte carenza di personale.
BELLINZONA - È allarme piastrellisti nella Svizzera italiana. Non solo. Mancano anche pittori, carpentieri, muratori. «In alcuni settori constatiamo criticità nel reperire nuove leve – conferma Didier Guglielmetti, coordinatore della futura commissione dell'edilizia e dell'artigianato –. E non è solo un problema di invecchiamento della popolazione e di denatalità».
«Un'idea sbagliata» – Ma come? Proprio negli scorsi giorni si è parlato della crisi dei giovani disoccupati che manifestano il loro disagio in rete. «Scelgono le formazioni che portano a settori già saturi – sostiene Sara Rossini, fondatrice di Fill-Up apprentice –. E poi bisogna dirlo chiaramente: il settore edile e dell'artigianato non ha quasi mai fatto promozione, si pensava che i giovani sarebbero arrivati comunque. Peggio ancora: siamo cresciuti con l'idea che quelle professioni dovevano essere fatte dagli stranieri».
Numeri da paura – Quello edile e dell'artigianato è uno dei settori più discussi del momento. Marco Brusa, titolare di un'azienda di rivestimenti alla quinta generazione e presidente dell'associazione di categoria, intanto parla di cifre che non mentono. «Quest'anno in tutto il Ticino gli apprendisti posatori al primo anno sono solo sette. La maggior parte italiani frontalieri. Da parte di ticinesi e domiciliati c'è un calo di interesse costante. È come se i "nostri" non volessero sporcarsi le mani».
La frecciata – «Io una parte di responsabilità la dò anche agli orientatori professionali – dice Guglielmetti –. Non incentivano abbastanza determinati mestieri. Stiamo parlando di professioni in cui ci sarebbe davvero la possibilità di trovare posto e in cui il primo salario dopo l'apprendistato è, per contratto collettivo, superiore ai 4'000 franchi».
Le vie "più comode" – A livello globale i contratti di tirocinio firmati nel 2024 in Ticino sono circa 2'600. Una cifra record. «Ma tanti ragazzi vanno a fare gli impiegati di commercio – precisa Guglielmetti –. Altri si lanciano nell'edilizia e nell'artigianato, certo. Ma preferiscono fare il falegname o l'elettricista. Mestieri più "in" rispetto, ad esempio, al posatore di pavimenti che ti spinge a stare tutto il giorno per terra».
Una sola classe di pittori – «Nonostante gli enormi sforzi di sensibilizzazione – aggiunge Rossini – si vede che abbiamo perso una certa cultura dell'apprendistato e della manualità. Quest'anno in Ticino abbiamo una sola classe di pittori al primo anno. Solitamente erano almeno due».
La paura dell'intelligenza artificiale – «Questa tendenza a evitare i lavori manuali non ha senso – sospira Brusa –. Nel terziario diversi giovani lavoratori hanno paura di essere sostituiti dall'intelligenza artificiale. E allora perché non scegliere un mestiere manuale? Quale computer potrà mai sostituire un piastrellista? Sono professioni di cui ci sarà sempre bisogno».
Mestieri svalutati – «I ragazzi di oggi – tuona Rossini – sono immersi nel digitale. E quindi forse hanno perso anche un po' di manualità. L'immagine dell'artigianato è debole. Se uno ha un figlio, non gli dice di andare a fare il piastrellista. Spesso svaluta i lavori faticosi fisicamente. Continuare a parlare di liceo e di studi accademici è controproducente se si pensa che poi diversi giovani, pur essendo laureati, restano senza impiego o devono ripiegare comunque su altri mestieri».
Le soddisfazioni – Brusa annota: «Ma poi vogliamo parlare della soddisfazione che si prova vedendo un pavimento posato, un muro costruito, una parete pitturata? In un'era effimera tornare a casa con la consapevolezza di avere fatto qualcosa di concreto è un aspetto prezioso».
Clima di fatica – Nelle ultime settimane il settore dell'edilizia è in rivolta a causa dello stallo nelle negoziazioni sul contratto nazionale mantello e per il mancato avvio delle trattative sul nuovo contratto collettivo nazionale in Ticino. Fattori che evidenziano comunque un clima di malcontento. E allora come si può pretendere che i giovani si facciano entusiasmare da questo ambito se già chi ci opera attualmente manifesta disappunto per le condizioni di lavoro? «In futuro in tutti i settori la differenza la farà il clima di lavoro – replica Rossini –. Non solo nell'edilizia. I giovani non sono più attratti tanto dal mestiere in sé. Ma dal contesto, dalle condizioni. E di questo devono rendersi conto tutti al più presto».

















