Le reti che dividono: «Fanno strage», l'esperto: «È come andare dal dottore, il lago è malato»


Un anno di esami nella baia di Capolago e Riva S. Vitale per capire se si potrà posare nelle acque il materiale dei futuri lavori sulla A2. Alcuni cittadini sono preoccupati. Le risposte dell'Ustra e il pensiero di Ezio Merlo.
Un anno di esami nella baia di Capolago e Riva S. Vitale per capire se si potrà posare nelle acque il materiale dei futuri lavori sulla A2. Alcuni cittadini sono preoccupati. Le risposte dell'Ustra e il pensiero di Ezio Merlo.
CAPOLAGO - Con l'arrivo dell'autunno che porta il colore del lago fra il grigio e il nerastro, quelle sfere arancioni sulla superficie e non così lontano dalla riva si notano ancora di più.
Saltuariamente un gommone si avvicina, solleva le reti ancorate ai galleggianti e poi si allontana.
Se al passante occasionale la cosa potrà non risultare particolarmente strana, per gli abitanti di Capolago e Riva San Vitale, si tratta di una presenza che si trascina da inizio anno e provoca un mal di pancia non così discreto: «In quelle reti muoiono centinaia di pesci ogni giorno, per chi come noi è nato e cresciuto sul lago è un dolore costante», ci raccontano.
Le boe in questione fanno parte di un progetto di studio, voluto da Berna. Per la precisione dall'Ufficio federale delle Strade (Ustra) in collaborazione con il cantone e il Politecnico di Zurigo.
La motivazione ufficiale è “sondare” la fauna lacustre e il fondale del Ceresio per capire se il materiale di scavo dei futuri lavori d'ampliamento dell'autostrada A2 potranno essere deposti nel lago (vedi sotto).
Un video, che gira su WhatsApp, mostra un braccio che tira fuori una delle reti a ridosso delle rive. Al suo interno decine di pesci guizzanti: «È stata posata da poco», spiega l'autore della clip, «le maglie sono strettissime, potete immaginare quanti esemplari ci finiranno dentro entro la fine della giornata...».
«Non ne possiamo più», si sfogano con tio.ch, «non sono solo le reti, la sensazione costante è che l'integrità delle nostre rive e del nostro lago siano in pericolo. Oltre ai pesci pensiamo anche agli uccelli, e soprattutto non siamo tranquilli per quanto riguarda la nuova riva che verrà creata... Vogliamo rassicurazioni dalle autorità, ma queste non arrivano».
Dalla montagna alle acque del lago
Uno dei punti per i lavori di potenziamento della A2 fra Mendrisio e Lugano (il controverso e discusso PoLuMe) riguarda proprio l'utilizzo del materiale di scavo che sarà originato dai lavori per la terza corsia. Questo verrà deposto proprio nel lago «lungo la riva fra Melano e Capolago, per la valorizzazione naturalistica della sponda lacustre e costruzione di percorsi per la mobilità lenta», riporta il progetto sul sito dell'Ustra. Lo studio in questione, condotto dal'Istituto di studi acquatici del politecnico di Zurigo (EAWAG), dovrà stabilire se questa parte del progetto sarà - o meno - praticabile. Le tempistiche esatte del PoLuMe non sono ancora note, il cantiere dovrebbe partire al più tardi entro il 2030, per durare almeno una dozzina d'anni per un investimento totale stimato attorno agli 1,7 miliardi di franchi.
Contattato da tio.ch l'Ustra relativizza la letalità sulla fauna di questo intervento - «la maggioranza degli individui è vitale e viene liberata, gli altri vengono congelati e studiati» - e anche l'impatto effettivo.
«Possiamo fare un raffronto con altri studi di questa natura. In una campagna più estesa condotta nel 2020 dal Cantone sempre nel lago di Lugano sono stati pescati circa 230 kg di esemplari. La pesca totale del lago Ceresio annuale (professionisti e dilettanti) ammonta a circa 30’000 kg all’anno. Considerando che la campagna in corso è localizzata e prevede la pesca di un numero molto minore di pesci, l’impatto della campagna è inferiore allo 0.5% del pescato annuale del lago Ceresio», spiega l'Ufficio.
Per quanto riguarda invece i futuri lavori sulle rive, ribadisce come «interventi di questo tipo non sono una novità» e che vanno visti «come un’opportunità di migliorare notevolmente l’ambiente e la vitalità lacustre».
Questo anche considerando che «tra Capolago e Maroggia il Piano direttore cantonale prevede già un importante intervento di valorizzazione ecologica della riva e dei fondali del lago Ceresio, che permette inoltre la realizzazione di una nuova passeggiata a lago e la riqualifica paesaggistica».
In questo senso, «il progetto PoLuMe sarebbe quindi in grado di fornire il materiale necessario in tempi brevi e di sostenere anche dal punto di vista finanziario la realizzazione di un percorso privilegiato per il traffico lento», conclude Ustra.
Ezio Merlo: «I veri problemi sono altri»
Si esprime «quasi più da cittadino che da pescatore», Ezio Merlo del Consorzio Pescatori con Reti del Ceresio: «Cosa ne penso di questi esami? Ben vengano, per il lago è un po' come andare dal dottore e - va detto - ci troviamo in un momento nel quale si può dire che il Ceresio è malato». Anche secondo Merlo, l'impatto ambientale delle reti non è preccupante: «sono posizionate in una zona di bandita e non si tratta certamente di una gran presa. Ribadisco, i problemi del lago sono altri, pensiamo alla salute e all'ossigenazione delle acque, alle PFAS e la minaccia che comportano per la pescabilità...». Per chi si preoccupa dell'impatto ambientale dei lavori previsti sulla riva Capolago-Valmara, tranquillizza: «Vediamola così, se emergeranno delle criticità, e lo studio le evidenzierà, semplicemente la Confederazione non potrà procedere con la posa del materiale. Questo, nel bene e nel male, è l'unico modo perché si possa fare chiarezza».


