La crisi dei giovani disoccupati esplode in rete

La frustrazione della Gen Z sui social: titoli di studio, esperienza e motivazione non bastano più in un mercato saturo e sotto pressione.
ZURIGO - Sui social media, sempre più giovani raccontano di cercare invano un impiego. Gli esperti delle risorse umane confermano: in alcuni settori, i candidati più giovani stanno attraversando un momento particolarmente difficile. E sui social, la frustrazione è dilagante.
Diverse le testimonianze impresse negli infiniti reel che circolano sulle piattaforme. Tra chi si lamenta, qualcuno mette addirittura in discussione i propri studi: «A cosa mi è servito laurearmi?», si chiede un’utente. Un altro aggiunge: «Giuro, il diploma commerciale non mi serve assolutamente a nulla nella vita». E ancora: «Mi è successa la stessa identica cosa. È assurdo. Il lavoro che ho ora l’ho trovato solo grazie alle conoscenze, pura fortuna».
«Non avevamo così tanti disoccupati da anni» - I dati confermano la tendenza: dal 2023 il tasso di disoccupazione è tornato a salire. Nel settembre 2025 si attestava al 2,8%. I dati indicano anche che circa il 34% delle persone senza lavoro possiede una laurea. Ma perché è così difficile per i giovani qualificati trovare un impiego?
Marc Koller, esperto del personale alla Hunter Personal AG, conferma il fenomeno: «Non avevamo così tanti candidati in cerca di lavoro da molto tempo». La concorrenza è particolarmente alta nei settori amministrativi e dei servizi. «Se prima ricevevamo una trentina di candidature alla settimana, oggi ne arrivano anche più di cento e nel giro di pochi giorni».
Non tutti i giovani possono beneficiare del tanto citato “mancato di personale qualificato”. «Nell’industria, nell’edilizia o nell’assistenza sanitaria le carenze restano importanti», spiega Koller. «Ma nei ruoli amministrativi e nei servizi l’offerta di candidati supera di gran lunga la domanda».
Aspettative e pressione sui costi - Alla base del problema ci sarebbe anche uno scontro di aspettative. «Molti giovani hanno idee precise su stipendio e lavoro da remoto, mentre le aziende chiedono più presenza ed esperienza», spiega Koller. «Se due candidati costano uguale, l’azienda sceglierà quasi sempre quello più esperto».
A ciò si aggiunge la crescente pressione sui costi, osserva l’esperta di risorse umane Karin Signer. «Le aziende cercano persone che richiedano poca formazione e siano operative in breve tempo», spiega. «Per questo preferiscono candidati con diversi anni di esperienza o competenze altamente specializzate».


















