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Il trauma: «Ti ritrovi senza erezione»

La coraggiosa testimonianza del 57enne Nicola Ranieri, operato per un tumore alla prostata: «Sei un bugiardo se dici che trovi la pace dei sensi alla mia età».
Foto Imago
Il trauma: «Ti ritrovi senza erezione»
La coraggiosa testimonianza del 57enne Nicola Ranieri, operato per un tumore alla prostata: «Sei un bugiardo se dici che trovi la pace dei sensi alla mia età».

MENDRISIO - «Mi sono messo in gioco perché dopo l'intervento spesso c'è il vuoto. Mentalmente è una rivoluzione. E vorrei che si facesse di più». Nicola Ranieri, 57enne di Mendrisio, è un lottatore. E da tempo porta avanti la sua battaglia con la Procasi, l'Associazione della Svizzera italiana di informazione sul cancro alla prostata. 

Il mese di novembre tradizionalmente sarà dedicato alla sensibilizzazione su questo problema. Lei il tumore alla prostata lo conosce bene. 
«È arrivato quando avevo 52 anni. Me l'hanno trovato durante un normale controllo di routine. Era già in uno stato avanzato. La cosa brutale è che non ti accorgi minimamente che c'è». 

E quale è stata la prima reazione? 
«Di disorientamento. Sapevo che dal punto di vista fisico sarei guarito. Se mi fossi fatto operare non sarei morto insomma. Però dovevo sbrigarmi perché il tumore avrebbe presto potuto attaccare anche i reni. Allo stesso tempo temporeggiavo, mi chiedevo se ci fossero alternative. Ho consultato tre urologi differenti prima di sottopormi all'intervento presso l'ospedale Civico di Lugano». 

Il tumore alla prostata colpisce ogni anno oltre 7'000 persone in Svizzera.
«Quando sei a un bivio alla fine opti per l'operazione. Ma sai benissimo che si vanno a toccare zone sensibili. Qualcuno magari è più fortunato e non per forza si vedrà privato della vita sessuale totalmente. Io però mi sentivo che qualcosa sarebbe cambiato radicalmente».

Ed è andata così? 
«Si. Quello che accade dopo l'intervento è psicologicamente devastante per il maschio. I primi mesi li dedichi alla convalescenza e ci pensi magari poco. Poi ti rendi conto che non hai più un'erezione come prima, che non hai più lo sperma. Sono cose sconvolgenti. Io stavo con un'altra persona all'epoca. Riuscivo a darle piacere, ma chiaramente mancava qualcosa. Ora il nostro rapporto è cambiato». 

Qualcuno potrebbe dire che in fondo la vita sessuale non è tutto. 
«Ed è vero. Ma quello tra i 40 e i 60 anni è il periodo più bello per un maschio da questo punto di vista. Perché sa cosa vuole, ha maturato consapevolezza. Fare cilecca a ripetizione è frustrante. Sei un bugiardo se dici che trovi la pace dei sensi a quell'età. Sarebbe ipocrita affermarlo». 

È riuscito ad avere altre relazioni dopo l'intervento? 
«Cambia tutto. Capisci che non puoi andare oltre un certo punto. Col tempo ti ci abitui. Devi completamente reinventare il modo di vivere il piacere intimo. È chiaro che ogni tanto mi chiedo se sia valsa la pena fare l'intervento. È paradossale arrivare ad avere un pensiero simile». 

Oggi lei porta avanti una specie di missione. 
«Innanzitutto voglio continuare a insistere sull'importanza della prevenzione e di fare controlli regolari dopo i 50 anni. Anzi, direi già dopo i 40. E poi vorrei che si prendesse più a cuore la parte post operatoria. Nella Svizzera italiana si fa troppo poco».

Ma come?
«Mancano spazi di sostegno e di discussione. È un tema tabù. Le donne sono molto più unite per il cancro al seno ad esempio. E ne parlano senza vergogna. In Ticino le persone specializzate nel trattare un trauma come quello che ho vissuto io sono pochissime. E poi c'è un altro problema». 

Quale? 
«C'è la tendenza a generalizzare sull'età. Con tutto il rispetto avere un tumore alla prostata a 55 anni è totalmente diverso rispetto ad averlo a 85. Psicologicamente l'impatto sulla virilità è differente». 

Cosa l'ha aiutata a reagire?
«Lo sport, la montagna. Per questo organizzo spesso delle uscite, delle passeggiate. Sono destinate a chi ha avuto il mio stesso problema, ma sono aperte anche agli altri. La questione è quella di ritrovare una certa normalità, di parlarne liberamente, di fare in modo che non si resti chiusi in sé stessi. La prossima uscita sarà in Vallemaggia, già questo sabato con la possibilità di pranzare in compagnia. Sono a disposizione anche per colloqui informali».

La sento determinato.
«Ci credo davvero. Mi sono fatto le ossa e penso di potere essere utile come sostegno. La Procasi ha anche un numero, lo 077 414 49 27, al quale ci si può rivolgere per ottenere un appoggio. Basta lasciare un messaggio vocale sulla segreteria o su Whatsapp per essere richiamati. Io sono tra quelli che si trovano dall'altra parte della cornetta e ne vado fiero».

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COMMENTI
 

Diablo 1 sett fa su tio
Rispetto per il Sig Ranieri

Eneri 1 sett fa su tio
Grande uomo!

Una ticinese 1 sett fa su tio
Chapeau! A un uomo aperto che non si piange addosso! Tí abbraccio 🤗

Freerider67 1 sett fa su tio
Tanta comprensione, grande coraggio!

M70 1 sett fa su tio
grande coraggio!
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