Le imprese e gli artigiani che temono l'abolizione del valore locativo

Secondo Nicola Bagnovini, Direttore della SSIC Ticino, l'edilizia nel suo complesso non subirà un contraccolpo. Ma qualche realtà sarà maggiormente esposta. Ecco chi sarà più danneggiato e chi meno nell'eventualità di un successo della riforma.
BELLINZONA - L'esito della votazione del 28 settembre sulla riforma dell’imposizione della proprietà abitativa, con l'eventuale soppressione del valore locativo e delle relative deduzioni fiscali, potrebbe avere conseguenze non solo per i proprietari di immobili, ma anche per il settore delle costruzioni e delle ristrutturazioni, con possibili effetti a catena su occupazione, investimenti e sostenibilità energetica.
Ma è davvero così? Lo abbiamo chiesto a Nicola Bagnovini, Direttore Società svizzera impresari costruttori (SSIC) Sezione Ticino, che ha fatto un po' di chiarezza su rischi eventuali e scenari possibili nell'eventualità di un successo della riforma.
Quali ripercussioni concrete si attendono sul mercato delle ristrutturazioni se dovessero venire meno le deduzioni fiscali per manutenzione e lavori di conservazione del valore dell’immobile?
«La deducibilità fiscale per gli investimenti di manutenzione e di risanamento degli immobili rappresenta certamente un incentivo per i committenti. Se dovesse passare l’abolizione del valore locativo, le deduzioni fiscali a livello cantonale sarebbero limitate rispetto ad oggi. È comunque difficile quantificarne le conseguenze per il nostro settore».
L’abolizione del valore locativo potrebbe ridurre l’incentivo a investire in lavori di ristrutturazione e ammodernamento degli immobili?
«Gli investimenti nei lavori di ristrutturazione degli immobili sono in ogni caso fondamentali per migliorare il comfort abitativo e per ridurre i consumi, e dunque le spese accessorie correlate all’abitare. L’abolizione del valore locativo eviterebbe però un’imposta fittizia e discutibile penalizzando coloro che hanno costruito e finanziato l’abitazione restituendo il debito ipotecario, magari con tanto di sacrifici. Chi dispone di immobili paga infatti già l’imposta sulla sostanza».
In che misura il settore delle costruzioni e delle ristrutturazioni rischia di subire un calo della domanda?
«Parlare di calo della domanda mi sembra un po’ eccessivo in quanto chi investe per mantenere il valore e la qualità degli immobili non lo fa solo per convenienza fiscale, ma perché portato da principi più profondi come il desiderio di contribuire, ognuno nel proprio piccolo, allo sviluppo sostenibile del nostro pianeta».
Si sta verificando una “corsa alle ristrutturazioni” prima della possibile entrata in vigore della riforma?
«Non mi risulta. La spinta ad accelerare i tempi di costruzione è semmai correlata all’incertezza legata alla pianificazione territoriale. Penso ad esempio alle zone di pianificazione che potrebbero “congelare” terreni edificabili ritenuti eccessivi per rapporto allo sviluppo demografico previsto per i prossimi anni».
Quali conseguenze potrebbe avere questa riforma sull’occupazione nel settore delle costruzioni e delle professioni collegate (artigiani, installatori, fornitori di materiali)?
«Ritengo che il nostro settore, edilizia e artigianato della costruzione, abbia raggiunto un livello di occupazione stabile e dimensionato al mercato ticinese. L’edilizia abitativa continuerà ad essere un settore dinamico sia per rispondere alla domanda del mercato dell’alloggio, sia per la bontà riconosciuta da sempre agli investimenti immobiliari».
Ci sono stime o valutazioni sugli effetti in termini di fatturato per le imprese di costruzione e ristrutturazione?
«Non disponiamo di stime in tal senso. Bisogna comunque tener presente che a livello di deduzioni fiscali cantonali potranno essere dedotti, per i primi 10 anni, i costi di risanamento energetico così come sarà accettata la deduzione del debito ipotecario per l’abitazione primaria per lo stesso primo periodo».
Quali categorie di imprese sarebbero più esposte agli effetti negativi?
«Le aziende maggiormente esposte a un’eventuale riduzione delle commesse sono rappresentate da imprese e artigiani edili che si occupano principalmente di ristrutturazioni e di edilizia abitativa. Non saranno toccate le aziende attive nel settore del genio civile e dei lavori in sotterraneo».
L’abolizione delle deduzioni potrebbe ridurre gli investimenti in efficientamento energetico degli edifici?
«Spero proprio di no, in quanto la ricerca dell’efficienza energetica rientra tra gli obiettivi di ogni proprietario immobiliare, così come la necessità degli interventi di manutenzione degli immobili, senza i quali il valore e la durata della vita dei singoli oggetti verrebbe ridotta notevolmente. Ad incidere maggiormente sugli investimenti legati alla produzione di energia tramite pannelli solari saranno le condizioni poste dalle aziende di distribuzione per rapporto alle condizioni offerte ai privati per il ritiro dell’energia in esubero che verrà messa in rete».
Secondo la SSIC, chi saranno i proprietari maggiormente penalizzati dalla riforma: quelli con ipoteche elevate o quelli che hanno immobili datati e bisognosi di interventi di manutenzione?
«Allo stato attuale dei tassi ipotecari, ad essere maggiormente penalizzati sarebbero i proprietari di abitazioni con debiti ipotecari elevati. A trarre invece vantaggio dall’abolizione del valore locativo sarebbero i molti pensionati, magari con redditi bassi e che hanno estinto il debito sulla propria abitazione, i quali non dovrebbero più sopportare il valore locativo di un edificio finanziato con i sacrifici di una vita. A parer mio, la soluzione ideale sarebbe stata quella di lasciare questa scelta ad ogni proprietario al momento del pensionamento: mantenere il valore locativo o rinunciare alla deducibilità fiscale dell’ipoteca e delle spese di manutenzione. La proposta in votazione avrebbe l’effetto di disincentivare l’eccessivo indebitamento e rendere prioritaria la restituzione dei debiti, ma questo approccio “filosofico” è molto personale e presenta sostanziali differenze generazionali».