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CANTONE/NEPAL

«Dal tetto vedo la città bruciare»

Lorenzo, 24enne luganese, si trova nella capitale nepalese in questi giorni di alta tensione. Il suo racconto.
«Dal tetto vedo la città bruciare»
Foto lettore/Imago-NurPhoto
«Dal tetto vedo la città bruciare»
Lorenzo, 24enne luganese, si trova nella capitale nepalese in questi giorni di alta tensione. Il suo racconto.

LUGANO/KATHMANDU - Un anello di fuoco.

Le fiamme intorno - È la visuale di Lorenzo, 24enne luganese, in questi giorni a Kathmandu per studiare, praticare e approfondire la sua conoscenza del buddismo. «Mi trovo nel quartiere di Boudha - racconta a Tio/20 Minuti - è una zona più spirituale e meno politica. È una zona tranquilla. Qui sono raggruppati parecchi monasteri e si trova il “Grande Stupa”».

Le proteste in Nepal - Ma, attorno a sé, a distanza di pochi chilometri in linea d’aria, dal tetto del monastero si vedono le ville e i palazzi in fiamme. Fra questi, anche la Corte Suprema. In questi giorni, come è noto, il Nepal è scosso dalle proteste, innescate in particolare dalla “GenZ” contro la corruzione e il nepotismo dilagante nello Stato asiatico.

Attacco alle istituzioni - Uno dopo l'altro, sono stati dati alle fiamme il Parlamento, l'ufficio del presidente, la Corte Suprema, sedi di tribunali, uffici del fisco, il quartier generale della più grande azienda editoriale nepalese, che pubblica il quotidiano Kantipur Post.

Le ville in fiamme - Dopo le istituzioni, è stata la volta delle abitazioni dei leader dell'establishment politico, incendiate e saccheggiate con slogan come "neta chor, desh chod" (politici ladri, lasciate il paese). Ieri sera, si è appreso che la moglie dell'ex premier Jhalanath Khanal è morta per le ustioni riportate nell'incendio della sua villa, in un quartiere esclusivo della città.

«Meglio non uscire» - «Noi qui siamo al sicuro, però è consigliabile non uscire in strada - precisa il giovane ticinese - ieri mattina, però, sono andato a meditare e, a un certo punto, per via delle proteste, mi sono trovato “chiuso” dentro un tempio insieme a molte altre persone».

«Tutto è fermo» - Dopo la morte di parecchi ragazzi durante le proteste, le lezioni sono sospese e sono state chiuse tutte le scuole. «Tutto è fermo. Al momento, siamo bloccati. Da qui vediamo l’aeroporto: prima, ogni dieci minuti circa sentivamo partire un aereo. Ora non è così».

In attesa - Lorenzo ha avvisato l’ambasciata svizzera e ora sta aspettando l’evolversi della situazione per capire se, nel caso, anticipare il rientro, fissato per fine mese. «Io dovrei tornare a casa il 27 settembre - aggiunge - qui, la gente del posto è piuttosto ottimista e ci ha rassicurato: secondo loro, entro pochi giorni tutto dovrebbe riprendere a essere “normale”. Però chi lo sa veramente come andrà. Il piano è attendere e vedere come va».

«In subbuglio, ma fiduciosi» - Lo stato d’animo del ragazzo è un misto di emozioni: «Siamo tutti ovviamente un po’ in subbuglio - continua - i botti che sentiamo sono un poco spaventosi. Ci sono pure persone che stanno facendo danni: non tutti hanno aderito alla protesta con intenti nobili. Però, ci stiamo facendo compagnia suonando una chitarra e mangiando qualcosa. Insomma, siamo abbastanza tranquilli. Siamo fiduciosi che nei prossimi giorni tutto andrà meglio».

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