«Tra cinque anni non ci sarà più niente»



Le impressioni del glaciologo Giovanni Kappenberger che ogni anni, a fine estate, misura la perdita di spessore del ghiaccio sul Ghiacciaio del Basòdino.
Le impressioni del glaciologo Giovanni Kappenberger che ogni anni, a fine estate, misura la perdita di spessore del ghiaccio sul Ghiacciaio del Basòdino.
CEVIO - Armato di scarponi e bastoni il glaciologo Giovanni Kappenberger è tornato lo scorso sabato, 6 settembre, sul ghiacciaio del Basodino, in Valle Bavona. L'obiettivo? Effettuare le annuali misurazioni di bilancio di massa per la Rete svizzera di monitoraggio dei ghiacciai (GLAMOS) per determinare la perdita di spessore del ghiaccio di quest’estate.
Sul ghiacciaio del Basodino - «È da oltre 30 anni che misuro questo ghiacciaio alla conclusione della bella stagione», ha spiegato l'esperto a una troupe di TiPress che ha accompagnato l'escursione. Il ghiacciaio del Basodino è situato in fondo alla Valle Bavona, si può raggiungere grazie alla funivia S. Carlo - Robiei che garantisce un collegamento nel periodo estivo.
L’estate 2025 non è ancora terminata, «ma in grandi linee possiamo inquadrarla come una stagione calda», continua Kappenberger. «Per fortuna la meteo in luglio è stata fresca con alcune leggere nevicate sul ghiacciaio. Questo ha permesso di franare molto la sua fusione».
Un metro di ghiaccio - Numeri alla mano, in totale «quest’anno abbiamo perso in media un buon metro di ghiaccio (sulla parte bassa due metri, mentre più in alto mezzo metro)».
Ma le cattive notizie non finiscono qui. «Mi ha sorpreso il rapido sviluppo delle "isole di roccia" all’interno del ghiacciaio che sporgono all’improvviso in mezzo alla neve». Un segnale tutt’altro che positivo in quanto «accelerano e favoriscono la stessa fusione del ghiaccio».
Fra cinque anni... - In ottica futura Kappenberger non ha dubbi. «Fra cinque anni il ghiacciaio sarà sparito. Già ora è talmente fine che non si muove più. In dieci anni invece ritroveremo solo alcuni resti di ghiaccio sparsi in cima sotto le creste e basta».
I ghiacciai delle Alpi svizzere - Il problema non interessa però solo il Ticino. I ghiacciai delle Alpi svizzere hanno iniziato a ritirarsi circa 170 anni fa. All'inizio, questo ritiro era ancora timido. Anni di perdite si alternavano a periodi di qualche decennio in cui le nevicate e lo scioglimento si equilibravano. Da allora, lo scioglimento ha subito una forte accelerazione.
Dal 2000, il volume dei ghiacciai svizzeri si è ridotto del 38%. Nel 2000, il volume di ghiaccio di tutti i ghiacciai situati nella Confederazione era di 74,9 chilometri cubi; nel 2024, si è ridotto a soli 46,5 chilometri cubi.
Un po' di speranza - Quasi un quarto dei ghiacciai elvetici può ancora essere salvato, aveva sottolineato l'Accademia svizzera di scienze naturali in una scheda informativa pubblicata in primavera. Ma solo con forti misure climatiche, che richiederebbero una riduzione netta a zero delle emissioni globali di gas serra.
Poiché i ghiacciai reagiscono lentamente ai cambiamenti climatici, anche se le temperature dovessero rimanere stabili a partire da oggi, dovremmo aspettarci una riduzione di un terzo del volume del ghiaccio nell'arco di 25 anni.





















