Grandine, parassiti e meno bevitori: il vino ticinese resiste


Federviti e Interprofessione cantonale lanciano l’allarme: vendite nazionali in flessione, mercato locale ancora stabile ma sotto pressione. Nonostante le sfide, l'annata si prospetta di qualità
Federviti e Interprofessione cantonale lanciano l’allarme: vendite nazionali in flessione, mercato locale ancora stabile ma sotto pressione. Nonostante le sfide, l'annata si prospetta di qualità
BIASCA - Calo dei consumi, dazi statunitensi, vino dealcolato: sono molte le sfide che il settore vitivinicolo ticinese deve affrontare. «A preoccupare è soprattutto la diminuzione delle vendite a livello nazionale. Per il momento il mercato ticinese tiene, ma temiamo per il prossimo futuro ripercussioni sul prezzo o sulla produzione», afferma Davide Cadenazzi, presidente di Federviti, durante la consueta conferenza stampa dedicata al bilancio annuale della produzione.
Gli fa eco Andrea Conconi, presidente dell’Interprofessione della vite e del vino ticinese: «Il grande problema è la diminuzione dei consumi: non riguarda solo il Ticino, ma l’intero settore. Si beve meno vino ovunque nel mondo. La superficie vitata rimane stabile, ma il consumo cala, e questo crea problemi anno dopo anno. Due anni fa le vendite di vini svizzeri erano cresciute, mentre l’anno scorso hanno perso terreno rispetto ai vini esteri. Inoltre, cambia il tipo di consumo: si beve meno vino rosso, più bianco, rosato e spumante».
E aggiunge: «La nostra regione è piccola e produce soprattutto rossi. Per anni le vendite di merlot bianco hanno compensato in parte le perdite, ma ora la tendenza è diversa. Oltre ai cambiamenti climatici, ci sono anche mutamenti nelle abitudini di consumo». Si osserva inoltre una trasformazione nelle vendite legate alla ristorazione: «Senza entrare nel merito, ci sono ristoratori che sostengono i nostri prodotti, ma con il ricambio generazionale o l’arrivo di gestori da fuori, l’offerta si diversifica».
Diminuisce la quantità, vino solo per intenditori? - Ma producendo meno non si aumenterebbe la qualità? «Certamente – risponde Cadenazzi – ma diminuendo la quantità ci si sposta su una nicchia. Questa deve però essere sostenuta da imprenditori e consumatori appassionati. Sta a noi mantenere vivo l’interesse con una promozione attiva e una comunicazione costante». Una sfida che alcuni produttori hanno già colto, puntando sull’immagine aziendale con eventi, aperitivi, visite in cantina e contatto diretto con i consumatori.
I dazi di Trump - Sul fronte internazionale, Cadenazzi ridimensiona l’impatto dei dazi punitivi imposti dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. La Svizzera, infatti, ha una produzione piccola e l’esportazione rappresenta solo una minima parte del mercato. «Il vero problema - incalza - riguarda i produttori europei: rischiamo pressioni sui prezzi dei prodotti di importazione». Un rischio confermato da Valerio Cimotti, presidente di Ticinowine: «Con questi dazi, probabilmente i grossi volumi di vino destinati agli Stati Uniti diminuiranno. Il nostro Paese resterà dunque un mercato per intenditori, competente e con capacità di spesa, ma potrebbero arrivare dall’estero vini a prezzi molto competitivi, aumentando la concorrenza. Non è certo, ma di solito il mercato funziona così».
Vino dealcolato - Un’altra incognita è rappresentata dal vino dealcolato, che però non spaventa troppo i produttori. «Come detto – ribadisce Cadenazzi – il consumatore sta cambiando: nuove mode, maggiore attenzione alla salute. Se il prodotto esiste, vuol dire che c’è richiesta, ma resta marginale e costoso da produrre. Non so quanto convenga, almeno per ora».
Annata 2025 tra ungulati e insetti - E la vendemmia? Secondo Federviti, si prospetta di qualità elevata, con una produzione stimata tra 55 e 58 mila quintali, leggermente superiore allo scorso anno ma con carichi d’uva molto eterogenei.
Lo stato sanitario dei vigneti, in linea di massima, è buono, ma con differenze regionali: Biasca e le Valli in positivo; Bellinzonese e Luganese con produzione irregolare: si riscontrano gravi danni da grandine a Trevano e Vezia; Mendrisiotto nella media ma minacciato dal coleottero giapponese Popillia japonica. A ciò si aggiungono i danni da ungulati, in aumento soprattutto nel Mendrisiotto, con indennizzi complessivi per l’agricoltura pari a 1,58 milioni di franchi, di cui la viticoltura ha assorbito la quota maggiore. È stato reso noto che Federviti, UCT, la Società agricola del Mendrisiotto e la Sezione dell’agricoltura hanno avviato un confronto costruttivo con l’Ufficio caccia e pesca, che ha definito linee guida per recinzioni più efficaci e contributi per realizzarle.
Iniziata la vendemmia dei bianchi - La raccolta delle uve è dunque già iniziata: il 23 agosto per le uve destinati alle vinificazioni in bianco, mentre per i rossi la vendemmia è prevista da metà settembre, con un leggero anticipo rispetto al 2024. L’abbassamento delle temperature notturne potrebbe valorizzare i profumi e la maturazione fenolica. Sul fronte commerciale, confermati i prezzi di riferimento a 4,20 CHF/kg, nonostante le difficoltà di mercato, grazie a un’intesa stabile tra viticoltori e cantine.
Prosegue infine la formazione dei viticoltori per l’ottenimento del patentino fitosanitario.