Aggressione in centro, la riflessione: «Un grido silenzioso dietro la violenza»

L'episodio di lunedì sera, per il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, va ben oltre la cronaca nera: «Bisogna agire sulle cause profonde».
Nella tarda serata di lunedì, nel cuore di Lugano, un episodio di violenza ha scosso la comunità: un giovane ha tentato di aggredire passanti e agenti di polizia, arrivando a impugnare un posacenere minacciando chi cercava di riportare ordine. Un fatto che, secondo il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU), va ben oltre la cronaca nera.
L’organizzazione invita infatti a guardare oltre l’atto in sé, leggendo quell’esplosione di aggressività come il sintomo di un disagio più profondo e radicato. «La violenza, in questi casi, diventa una forma estrema di comunicazione — quasi un grido di aiuto — di chi non trova altri modi per esprimere sofferenza e frustrazione», sottolinea il CNDDU.
Il Coordinamento si interroga sulle cause sociali e culturali che possono generare nei giovani senso di esclusione e smarrimento. La mancanza di reti di supporto — famiglie, scuole, servizi sociali, comunità — rischia così di lasciare molti adolescenti soli di fronte a difficoltà che restano invisibili fino a sfociare in gesti estremi, fa notare il CNDDU.
Ridurre questi episodi a semplici atti di devianza, sostiene il Coordinamento, significherebbe quindi ignorare la complessità del fenomeno. «Le soluzioni emergenziali e repressive, da sole, non bastano. Serve invece una strategia educativa e sociale capace di agire sulle cause profonde».
Per il CNDDU, insomma, è fondamentale oggi che «l'educazione ai diritti umani e alla cittadinanza attiva, venga integrata stabilmente nei programmi scolastici». Quindi invita alla promozione di spazi di ascolto, di mediazione e sostegno psicologico, per intercettare il disagio prima che degeneri, e alla corresponsabilità educativa che coinvolga famiglie, istituzioni e società civile nel loro insieme.
«Solo restituendo senso di appartenenza, fiducia e comunità — conclude il CNDDU — potremo spezzare il circolo vizioso che porta dalla frustrazione alla violenza. La sicurezza e la coesione sociale nascono dalla qualità delle relazioni educative e dalla capacità collettiva di prendersi cura di ogni individuo, soprattutto delle nuove generazioni».
Il Coordinamento rivolge quindi un appello a istituzioni, educatori e cittadini: trasformare episodi come quello di Lugano in occasioni di crescita e cambiamento «per una società più giusta, inclusiva e rispettosa dei diritti di tutti».