In memoria dei partigiani caduti durante la fuga verso la Svizzera


La cerimonia di posa delle tre pietre d'inciampo si è svolta oggi, martedì 12 agosto, ai Bagni di Craveggia in Valle Onsernone.
La cerimonia di posa delle tre pietre d'inciampo si è svolta oggi, martedì 12 agosto, ai Bagni di Craveggia in Valle Onsernone.
ONSERNONE - Oggi, martedì 12 agosto, sono state posate tre pietre d'inciampo in memoria dei partigiani uccisi e feriti quando cercarono rifugio oltre il confine svizzero ai Bagni di Craveggia nell'ottobre del 1944. È la seconda volta che queste pietre d'inciampo vengono posate in Ticino. Lo scorso anno, quattro esemplari furono stati posati a Brissgao per ricordare la famiglia Gruenberger, i cui membri furono respinti dalle autorità svizzere e deportati ad Auschwitz dai nazisti.
Ma torniamo all'evento di oggi che ha voluto ricordare i fatti avvenuti sul confine nell'autunno del 1944, quando Domodossola e la regione circostante furono liberate dal dominio nazifascista. Il 10 ottobre i fascisti italiani, sostenuti da unità tedesche, lanciarono però una grande offensiva per riconquistare la zona. La partigiana “Repubblica dell'Ossola” dovette essere abbandonata.
Migliaia di civili e partigiani cercarono di fuggire in Svizzera. Molti scelsero la via della Val Vigezzo verso la Valle Onsernone, tra cui circa 250 partigiani vollero attraversare il confine ai Bagni di Craveggia, ma furono inizialmente respinti dalle autorità di frontiera svizzere.
Nel frattempo, i miliziani fascisti si avvicinarono e aprirono il fuoco contro i fuggitivi con le mitragliatrici. Visto l'imminente pericolo di morte, gli ufficiali svizzeri aprirono la frontiera ai fuggitivi ed evitarono un bagno di sangue. Tuttavia, due persone furono uccise, una terza morì in ospedale e decine rimasero ferite.
Al momento commemorativo hanno partecipato l'ex consigliera federale Ruth Dreifuss, la consigliera di Stato ticinese Marina Carobbio Guscetti e lo storico Jakob Tanner, storico dell'Associazione Stolpersteine Schweiz.
Federico Marescotti, ucciso sul posto e sepolto a Comologno, Renzo Coen, colpito mortalmente e deceduto due giorni dopo all'ospedale di Locarno, e Adriano Bianchi, gravemente ferito, che poi scrisse un libro di notevole valore storico su quel periodo (“Il ponte di Falmenta”, Ed. Tararà), sono le persone ricordate.