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CANTONE / GRECIA

Carte di credito bloccate in vacanza: «Chiesto il risarcimento alla Posta»

Disavventura vissuta da un nostro lettore dopo il trasloco: «Errore loro». La replica del gigante giallo.
Deposit - Lettore Tio/20 Minuti
Carte di credito bloccate in vacanza: «Chiesto il risarcimento alla Posta»
Disavventura vissuta da un nostro lettore dopo il trasloco: «Errore loro». La replica del gigante giallo.

LUGANO - «Una bella rottura». Le tre parole, usate da un nostro lettore, residente nel Luganese, riassumono in maniera efficace la disavventura capitata durante la vacanza in Grecia.

Il servizio della Posta - «Tre giorni prima di partire - racconta - ho effettuato il trasloco e ho, quindi, cambiato indirizzo. Mi sono affidato al servizio di rispedizione della Posta che, a fronte di un cospicuo canone, consente di far recapitare la corrispondenza al nuovo indirizzo, comunicandolo anche alle aziende».

La carta di credito bloccata - Così, una volta firmato il contratto, insieme con la moglie sono partiti per le ferie in Grecia. «E poi sono cominciati i problemi - prosegue - improvvisamente, hanno smesso di funzionare le carte di credito collegate al mio conto. Sono rimasto sorpreso: pensavo fosse accaduto un disguido, ma non avevo idea di cosa potesse essere successo».

Blocco carte da Viseca - La coppia, quindi, ha dovuto chiedere in prestito i soldi agli amici. «Abbiamo pagato l’hotel con un bonifico - aggiunge l’uomo - Una bella rottura». A un certo punto, ha ricevuto un sms da Viseca: «Mi viene detto che, per motivi di sicurezza, a seguito del mancato inoltro dell’estratto conto, mi sono state bloccate le carte collegate».

La mail ricevuta da SWICA: «Destinazione sconosciuta» - Maggiore chiarezza arriva dopo una mail ricevuta da SWICA: «Mi hanno messo nero su bianco che, secondo la Posta, mi sarei trasferito dal mio vecchio indirizzo a una “destinazione sconosciuta”. A quel punto ho capito da dove provenisse il problema».

La chat online della Posta - Il nostro lettore ha provato a contattare la Posta: «Il call center è a pagamento - precisa - per me è assurdo. Quindi, l’unico modo per riuscire a interfacciarsi, un diritto per ogni consumatore, è la chat online».

La presa in carico della pratica - Dall’altra parte del capo “virtuale”, un operatore ha preso in carico la pratica. «Mi è stato detto che poteva essere colpa di un errore “umano”: un postino cui mancava l’informazione relativa al nuovo indirizzo. A me sembra strano, essendo ormai le procedure tutte elettroniche. Non credo si lascino le consegne appuntate su un foglio sulla scrivania».

La posizione della Posta - Da noi contattata, la Posta spiega che, «Nel caso specifico, non ci è possibile ricostruire con precisione l’accaduto. Dopo verifica con il personale addetto al recapito, rispettivamente nei nostri sistemi informatici, abbiamo immediatamente provveduto a riattivare l’indirizzo, così come l’ordine di rispedizione. In generale possiamo affermare che uno dei possibili motivi per il mancato recapito della corrispondenza, potrebbe essere l’assenza del nominativo sulla buca delle lettere. Siamo naturalmente in contatto con il cliente e confidiamo di poter evadere il caso a breve e a sua piena soddisfazione».

La richiesta di risarcimento - Il nostro lettore smentisce la possibilità paventata dalla Posta, sottolineando invece come il nome sulla bucalettere ci fosse, e inviando anche una foto a corredo come richiesto dalla stessa azienda. Alla fine, dopo una fitta corrispondenza, ha richiesto «il rimborso e inoltrato una richiesta di danni per i problemi causati dal disservizio».

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