Il CEO che tradisce, l'audio di Raoul Bova: «Emerge un piacere sadico nel giudicare gli altri»


Il gossip tiene sempre più banco, anche tra i ticinesi. «Vedere cadere un potente fa sempre un gran fragore», ci dice lo psicoterapeuta Nicholas Sacchi.
Il gossip tiene sempre più banco, anche tra i ticinesi. «Vedere cadere un potente fa sempre un gran fragore», ci dice lo psicoterapeuta Nicholas Sacchi.
BELLINZONA - L’estate è ormai entrata nel vivo, e a dominarla, quest’anno, sembra essere il gossip. Dopo il clamore sollevato a livello globale dal video che ha svelato la relazione clandestina del CEO americano Andy Byron, a tenere banco nel nostro cantone sono ora l’audio virale di Raoul Bova e le relazioni tormentate di Temptation Island.
Ma da cosa deriva questa ossessione verso gli affari altrui? Cosa c’è dietro il desiderio di carpire informazioni sulle relazioni degli altri, con dinamiche tossiche annesse? E perché spesso i pettegolezzi vengono utilizzati per deridere e insultare? Ne abbiamo parlato con lo psicologo e psicoterapeuta Nicholas Sacchi.
Sbirciando dal buco della serratura - «Dal punto di vista sociologico il fenomeno è legato al fatto che è sparita la piazza, e di conseguenza tutta la componente sociale del ritrovo in piazza», spiega. «Dal momento in cui ci si è ritirati verso le case, e ancora più recentemente verso i social media, il bisogno di connessione è rimasto, ma il problema è che è aumentata la possibilità di entrare sempre più nell’intimo e nel profondo delle vite altrui».
Già, perché «il social media, di fatto, ci dà accesso a situazioni decisamente più pruriginose rispetto a quelle con cui si poteva confrontare in passato». Il che ha creato una distorsione rispetto alla funzione dell'incontro con l'altro: «Siamo passati dall’autoregolamentazione reciproca allo sbirciare dal buco della serratura».
«Piace vedere cadere i potenti» - E quando i protagonisti del gossip sono persone potenti, ricche o/e celebri, l’interesse aumenta in maniera esponenziale. «Attrae questa sorta di caduta degli dei», continua Sacchi. «Nel caso del CEO, ad esempio, stiamo parlando di due persone che come tante conducevano una doppia vita, e non erano conosciute al pubblico. Entrambe avevano però un ruolo di un certo spicco e in un attimo sono state messe alla pubblica gogna». Questo perché «vedere cadere un potente fa sempre più fragore del vedere cadere una persona umile. Gioca tantissimo l’effetto dell’invidia».
Si tende però a dimenticare, nello scalpore generale, che dietro tutto ciò «ci sono delle famiglie che, oltre a spezzarsi a causa del tradimento, vengono anche oltraggiate da un punto di vista delle prese in giro». Ciò che emerge, insomma, «è un piacere piuttosto sadico nel giudicare gli errori dell'altro e fare moralismo».
«In due click si può esporre vita, morte e miracoli di una persona» - Al centro di tutto, naturalmente, ci sono i social media. «Il fatto che si può arrivare, in due click, a esporre vita, morte e miracoli di una persona dovrebbe farci ragionare. Non esiste più una vera privacy: siamo sovraesposti e non ce ne rendiamo conto».
Oggi come oggi, in effetti, i contenuti pubblicati online possono facilmente diventare virali, «senza contare che possono essere distorti, estrapolati dal contesto originario e utilizzati per fini malevoli o comunque lontani da quelli originari».
A impazzare, intanto, è anche il dibattito su Temptation Island, programma televisivo trash targato Mediaset che accende i riflettori su varie relazioni amorose, quasi esclusivamente tossiche.
«Una spettacolarizzazione del trash» - «È chiaro che vi è una sorta di spettacolarizzazione del trash», commenta Sacchi. «Premetto che in generale un occhio più maturo vede determinate cose come delle sceneggiate, delle soap opere contemporanee, e sa distinguere i limiti del normale da quello che invece è patologico. Il problema nasce dalla percezione dei giovani».
In questa categoria le dinamiche che emergono nelle relazioni tossiche, come l’amore fondato sul possesso e sulla gelosia, rischiano infatti di essere interpretate come nobili. «Viene romanticizzata l’idea del "Io sto male per te, io mi sacrifico per te”».
«Ai giovani determinate cose vanno spiegate» - Questo tipo di mediatizzazione, secondo l’esperto, diventa pericolosa nel momento in cui non viene contestualizzata. «Questo genere di movimenti relazionali necessitano di essere spiegati. Laddove ci si confronta con delle relazioni di dipendenza, immature, fragili o patologiche, va spiegato che non stiamo vedendo qualcosa di normale, ma qualcosa che è veramente agli antipodi dell'amore. Se noi adulti non sappiamo filtrare e parlare di questi aspetti è chiaro che i ragazzi apprendono ciò che vedono e pensano che sia parte della normalità».
Lo stesso, precisa Sacchi, accade con la sessualità. «La pornografia purtroppo sta crescendo schiere di giovani estremamente insicuri, che hanno un’immagine distorta della donna, sempre a disposizione e adusa a pratiche anche dannose. Se questi contenuti non sono mediati, se si cessa di spiegare la sessualità a scuola e nelle famiglie delegando tutto al telefonino, è chiaro che vi saranno conseguenze dirette sulla mentalità dei giovanissimi».
Ma, in definitiva, si può diventare dipendenti dal gossip? Se alla base vi è una dipendenza dai social media, sì. «È possibile nella misura in cui una persona è avvezza a riempire la propria vita con contenuti social che devono essere immediati e arrivare dall’esterno in maniera estremamente eccitante. Il contenuto gossip può essere una fetta di questa torta, e si presta proprio per la pruriginosità dei temi trattati, che polarizzano moltissimo», conclude lo psicoterapeuta.








