Chiusa la panetteria Bordoli: l'asta per i macchinari va deserta


Dichiarata fallita lo scorso aprile, la gente del quartiere spera che qualcuno possa rilevarne l'attività.
Dichiarata fallita lo scorso aprile, la gente del quartiere spera che qualcuno possa rilevarne l'attività.
VIGANELLO - È andata deserta l’asta dei macchinari svoltasi ieri mattina nel laboratorio della storica panetteria Bordoli di Viganello. Forni, frigoriferi, tavoli da lavoro non hanno trovato un acquirente disposto a dar loro una seconda vita. Le motivazioni, spiegano due giovani panettieri e pasticceri arrivati da Bedano per visionare le attrezzature di via Merlina 1, sono chiare: «Alcuni macchinari sono davvero troppo vecchi, e addirittura non a norma». La base d’asta partiva da 100 franchi, ma - aggiungono - «ci costerebbe più smontarli e portarli via che tutto il resto».
L’appuntamento era fissato per le 10 nel laboratorio, a poche centinaia di metri dal negozio di via la Santa 20, il cui fallimento è stato pronunciato dalla Pretura del Distretto di Lugano lo scorso 10 aprile. Oltre la porta, le tracce di un mestiere interrotto in fretta: l’odore del lievito è intriso nelle pareti, la farina sparsa sul pavimento, i segni del lavoro sui tavoli in marmo. Testimoni silenziosi di almeno vent’anni di attività quotidiana e, sicuramente, di quanto accaduto negli ultimi quattro.
Nel frattempo, la comunità del quartiere a distanza di mesi dalla chiusura non nasconde il dispiacere. «Ero una cliente abituale - racconta una signora nata e cresciuta a Viganello -. La frequentavo da oltre sessant'anni. Mi ricordo quando, prima dell’apertura della panetteria, lì vendevano i gelati, i famosi Pinguini. Poi arrivò Bordoli nel '78, e più tardi, nel 1993 un’altra gestione». Nel 2021, l’ultimo passaggio di testimone. Infine la chiusura, «arrivata proprio a ridosso della Pasqua», dice indicando la vetrina dove sono tuttora presenti gli addobbi. «Quella mattina ho chiamato come sempre per prenotare il pane, ma non ho ricevuto risposta. Così sono andata direttamente lì, con l'intenzione di ordinare anche una colomba. Quando sono arrivata, la scoperta: la serranda era abbassata. Nessun avviso, nessuna spiegazione».
Non sa cosa abbia determinato la chiusura: «Clienti ce n’erano, eccome. Il pane era ottimo, fatto con farina di qualità. È un vero peccato. Si figuri che qualche giorno prima avevano preparato persino gli gnocchi: li avevo provati, erano squisiti». Anche noi abbiamo provato a contattare l’ex gerente per avere un commento o una sua versione dei fatti, ma non abbiamo ricevuto risposta.
Al bar di fronte incontriamo altri due abitanti della zona. «Dicono che è fallito, ma sa, sono voci». Ora il pane lo comprano nei supermercati lì vicino: «Siamo fortunati, da questo punto di vista. Ma abbiamo perso la vera panetteria del quartiere. Ne hanno aperta un’altra, sì, ma non è lo stesso».
Nel frattempo, l'Ufficio fallimenti organizzerà una seconda tornata la prossima settimana. A differenza di quella di martedì, gli oggetti saranno venduti a lotti anziché in blocco, con l'ipotesi di una maggiore affluenza.
Lungo la via, qualcuno rallenta il passo per scrutare oltre la vetrina della panetteria, dove il bancone e le attrezzature sono tutte al loro posto. L'Ufficio fallimenti conferma che pure questi saranno messi all'asta nelle prossime settimane. Per chi vive qui, tuttavia, rimane la speranza che qualcuno possa ancora rilevarla.









