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LODRINO

«Chi ha portato nostra figlia verso la morte deve parlare»

Caso archiviato sul delitto della 21enne Ana Maria. I genitori tuttavia non si danno pace: «Silenzio inaccettabile da parte del compagno. Vogliamo capire».
Foto concessa dalla famiglia.
«Chi ha portato nostra figlia verso la morte deve parlare»
Caso archiviato sul delitto della 21enne Ana Maria. I genitori tuttavia non si danno pace: «Silenzio inaccettabile da parte del compagno. Vogliamo capire».

LODRINO - Caso archiviato. Procedimento abbandonato. Se dal punto di vista penale recentemente è stata messa la parola fine sul caso del delitto di Lodrino, altrettanto non si può dire dal profilo emotivo. A sei mesi di distanza dalla terribile notte tra sabato 25 e domenica 26 gennaio, Nadia e Vasile, i genitori di Ana Maria, la 21enne uccisa, non si danno pace. «Non accettiamo il silenzio su alcuni aspetti della vicenda», sostengono.

Il rustico nei boschi – La coppia vive in Italia, a Limbiate, in provincia di Monza e della Brianza, da ormai una decina d'anni. Il loro primo cruccio è legato ai due uomini che quella notte hanno accompagnato Ana Maria in Svizzera, in quel rustico immerso nei boschi. Lì la giovane era attesa da un 27enne del posto. Lo stesso ragazzo che, sotto l'influsso di cocaina, la ucciderà con un coltello, per poi togliersi la vita. Ritrovato ferito gravemente, morirà dieci giorni dopo. 

«Siamo stati bloccati da quell'uomo» – «Uno dei due uomini che l'hanno accompagnata – sottolinea la mamma – era il compagno di nostra figlia (con cui evidentemente i genitori della vittima non avevano un gran dialogo già prima del dramma). Abitavano nella zona di Cremona. Si dice che nostra figlia facesse la escort e fosse andata in Svizzera per avere un rapporto con quel 27enne. Non è normale che il compagno avesse trascinato nostra figlia in un giro del genere. Noi vorremmo capire. Ma lui ci ha bloccato in ogni modo. Non parla. E l'altro uomo, il cugino del compagno, che era con loro, fa altrettanto. Tutti zitti. E noi soffriamo». 

Allarme verso le 5 di mattina – Ana Maria era stata accompagnata in località A Fòrn verso le due di notte. Alle 3.57, dall'interno del rustico, invia un ultimo messaggio ai due accompagnatori che si erano piazzati in attesa nei paraggi a bordo della loro auto. Un messaggio in cui la 21enne si diceva preoccupata per l'atteggiamento del 27enne. Verso le 5 alla centrale di Polizia arriva una richiesta di soccorso. È uno dei due accompagnatori a fare la telefonata. 

«Perché l'hanno lasciata sola?» – «Ci devono spiegare perché l'hanno lasciata da sola in quel rustico – dice papà Vasile –. Perché non sono intervenuti subito quando hanno avuto il sospetto che lì dentro stesse capitando qualcosa di davvero brutto. Nostra figlia è stata uccisa in modo bestiale. Picchiata e accoltellata. Questo dramma poteva essere evitato». 

La foto choc – Letale una coltellata alla gola. Una delle tante inflitte sul corpo della povera donna, ritrovata all'alba di quella domenica in una pozza di sangue senza vestiti. I genitori mostrano la foto di Ana Maria al momento del riconoscimento del cadavere. Impressionante la quantità di lividi nella zona del viso.

La richiesta – «Noi vorremmo anche parlare con la mamma del ragazzo che ha ucciso nostra figlia – riprende Nadia –. Capiamo il suo dolore. Ma anche noi abbiamo un grande vuoto dentro. Vorremmo anche solo darci conforto a vicenda».

«Quanta fretta» – Papà Vasile torna a parlare dei due accompagnatori. «Quando siamo andati da loro per ritirare gli effetti personali di nostra figlia, avevano già messo tutto in alcuni sacchi. L'appartamento era stato svuotato e ripulito. Ci siamo chiesti come mai avessero tutta quella fretta. Anche in quella circostanza non ci hanno dato risposta».

L'appello – Il padre di Ana Maria fa un lungo respiro. Poi riprende: «Loro fanno silenzio mentre noi ci ritroviamo senza una figlia e a dovere fare fronte a spese legali senza avere i mezzi economici necessari. Siamo gente povera. Tutto questo è ingiusto. Vogliamo fare un appello: chi è vicino a loro ci aiuti a scoprire perché nostra figlia era entrata in quel giro. Anche la televisione qui in Italia dovrebbe parlarne. E dare voce al nostro dolore».

Cronistoria di una tragedia

L'allarme
Domenica 26 gennaio. In un rustico di Lodrino vengono ritrovati una donna morta e un uomo in gravi condizioni. A dare l’allarme, attorno alle 5 di mattina, due persone che avevano accompagnato la donna fino al rustico.
I retroscena

Si scopre che la 21enne, residente in Italia, era stata contattata dal 27enne per una prestazione sessuale a pagamento. Lui l'ha uccisa. E poi si è sparato. Il giovane era solito andare con prostitute e sfogare il suo lato oscuro dopo avere consumato sostanze. 
Muore il 27enne
Il 6 febbraio arriva la notizia: è morto anche il 27enne, in seguito alle gravi ferite riportate. L'inchiesta perde così la principale fonte di informazioni utili a ricostruire i fatti. Nel frattempo in Romania viene celebrato il funerale della vittima.  
Archiviazione
Luglio 2025. L'inchiesta viene archiviata. Il 27enne uccise la ragazza sferrandole diverse coltellate. Poi si sparò alla testa con un fucile modificato. Viene stabilito che il ticinese si trovava sotto effetto di cocaina. L'indagine esclude possibili responsabilità penali di altre persone.

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