Cerca e trova immobili
LUGANO

Un'angoscia antica rivive sul palco del Lac

Rivisitazione moderna dell'Edipo Re di Sofocle firmata da Andrea De Rosa
LAC
Un'angoscia antica rivive sul palco del Lac
Rivisitazione moderna dell'Edipo Re di Sofocle firmata da Andrea De Rosa
LUGANO - Il senso di angoscia lo si è percepito sin dalle prime battute della tragedia. Dai lamenti e dalle preghiere che con irruenza sono entrate in scena. Sì, perché cos’è in fondo Edipo re se non l’emblema dell’angoscia e del dolore? La...

LUGANO - Il senso di angoscia lo si è percepito sin dalle prime battute della tragedia. Dai lamenti e dalle preghiere che con irruenza sono entrate in scena. Sì, perché cos’è in fondo Edipo re se non l’emblema dell’angoscia e del dolore? La tragedia tra le tragedie. Una delle più belle del teatro greco. Quella che è andata in scena ieri sera al Lac (verrà riproposta stasera alle 20.30) è firmata da Andrea De Rosa che per la realizzazione dell’Edipo re di Sofocle si è affidato alla traduzione, in chiave moderna, di Fabrizio Sinisi.

Diversi gli aspetti interessanti: a iniziare dalla scenografia spettrale ideata da Daniele Spanò che ha utilizzato panelli in plexiglas trasparenti simili a quelli che abbiamo visto durante il Covid nei negozi o negli uffici per evitare il contagio. Pannelli attraversati da un nastro adesivo bianco posto all’altezza degli occhi, in modo tale che gli spettatori non potessero vedere gli occhi degli attori. Una trovata geniale per ribadire il tema dell’opera: di quanto sia ardua la ricerca della verità, come ha detto lo stesso De Rosa: "è difficile guardare la verità dritto negli occhi, è difficile e anche pericoloso". Giochi di luce, ambientazione dark, tagli luminosi violenti esprimono la tensione tra visibilità e oscurità, ed enfatizzano tutto il dolore di un uomo che ha trascorso i suoi giorni nelle tenebre dell’ignoranza;  e che nel momento in cui viene folgorato dalla luce  della verità (Edipo uccide senza saperlo il padre Laio e si unisce insieme alla madre Giocasta)  preferisce accecarsi e non vedere più. “Che senso ha avere gli occhi se non si può più vedere” ripete Edipo in uno stato di lucida follia.

Versione filologicamente abbastanza rispettosa del mito, con un Edipo – qui interpretato da Marco Foschi - che cerca ossessivamente la verità sul suo passato. La cerca in maniera violenta e quasi arrogante. Esprime un bisogno ostinato a fare luce su di sé e sul suo destino, nella speranza che possa non essere lui l’artefice dell’uccisione di suo padre. Si autoinganna, preferendo non ascoltare la voce di Tiresia che parla a nome di Apollo - interpretato dall’ottimo Roberto Latini nei panni anche dei vari messaggeri - che gli ripete “Sei tu... sei tu” l’autore del parricidio. Una tragedia dove rispetto al testo di Sofocle la figura di Apollo, dio obliquo, “vendicatore, capriccioso,  giustiziere, eccessivo, orgoglioso” assume un ruolo dominante. Anche più di Edipo stesso.

C’è un’azzeccata inquietudine che ci accompagna per tutta l’opera, i fari e i led mobili sul palco più che fare luce accecano, il rumore è a tratti assillante, le urla degli attori sovrastano i dialoghi e quasi si tira un sospiro di sollievo quando dopo solo 80 minuti finisce la tragedia. Non avremmo retto di più. Resta l’affascinante consapevolezza di quanto la conoscenza possa essere distruttiva, di quanto la verità abbia un prezzo salato di cui non riusciamo a sopportarne il peso.

🔐 Sblocca il nostro archivio esclusivo!
Sottoscrivi un abbonamento Archivio per leggere questo articolo, oppure scegli MyTioAbo per accedere all'archivio e navigare su sito e app senza pubblicità.
Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE