Il Consiglio federale assicura a Trump la rinuncia alla digital tax

L'offerta ha scatenato aspre critiche tra i parlamentari. Per qualcuno l'accordo è un vero e proprio «contratto di sottomissione»
BERNA - Mentre Trump sembra dover lottare in casa propria per la legittimità delle sue misure commerciali (dopo che una corte d'appello americana ha dichiarato in gran parte illegali i dazi del presidente), Berna continua le sue trattative per vedere ridotto quel 39% che rischia di scuotere seriamente l'export rossocrociato.
Nel corso dei negoziati commerciali in corso - stando a diverse fonti indipendenti e ben informate ascoltate dalla "NZZ am Sonntag" - il Consiglio federale ha assicurato agli Stati Uniti che non introdurrà un'imposta digitale.
La bozza definitiva dell’ultima versione del nuovo accordo includerebbe un capitolo 4 sul commercio digitale. In esso, la Svizzera assicura agli Stati Uniti che non introdurrà una digital tax.
Così facendo, Berna risponde a una richiesta fondamentale di Washington. Donald Trump ha recentemente annunciato sulla sua piattaforma social "Truth" nuovi dazi e restrizioni contro i paesi che impongono tasse alle aziende tecnologiche statunitensi.
La concessione del Consiglio federale ha suscitato forti reazioni in Parlamento. La consigliera nazionale dei Verdi Franziska Ryser ha espresso il suo «sconcerto» e ha sottolineato come le relative mozioni siano ancora in sospeso. Ryser intende attenersi alla sua, dal titolo esplicativo: "La Svizzera non deve lasciarsi intimidire. I giganti della tecnologia sono gli oligarchi di Trump".
Anche il consigliere nazionale del PS Jon Pult ha parlato di un «contratto di sottomissione» sulla "NZZ am Sonntag", sostenendo come la rinuncia sia sbagliata sia dal punto di vista economico che democratico.
I politici conservatori valutano la situazione in modo diverso. Il consigliere nazionale del PLR Marcel Dobler avverte che una tassa digitale graverebbe in egual misura sui consumatori e sull'economia svizzera. Franz Grüter, dell'UDC, ritiene corretta la rassicurazione data agli Stati Uniti: «La Svizzera non deve regolamentare a morte le tecnologie del futuro».
Francia, Italia e Spagna prendono strade diverse - In Europa, diversi paesi stanno adottando un approccio diverso: la Francia applica dal 2019 un'imposta del 3% sui ricavi digitali delle grandi aziende, generando circa 785 milioni di euro all'anno. Italia, Austria e Spagna hanno seguito il suo esempio.
La Svizzera si trova quindi divisa tra due fronti in termini di politica commerciale. Mentre gli Stati Uniti si oppongono fermamente alle imposte sul digitale, l'UE spinge per norme più severe da applicare alle aziende tecnologiche.