Bufera F-35: la Svizzera resiste, mentre in Europa si fa marcia indietro

Non sono a Berna, anche in altri Paesi la questione sta creando non pochi problemi. E le continue provocazioni di Trump di certo non aiutano
BERNA - L'acquisto degli F-35A continua a far discutere. Così come i ventilati 1,3 miliardi di costi aggiuntivi, emersi nelle scorse settimane. Nonostante ciò, il Consiglio federale vuole mantenere l'impegno preso con Lockheed Martin, anche se crescono le pressioni da parti della politica che chiedono di ridurre il numero di aerei acquistati (36) per restare entro il tetto di spesa, votato e approvato dai cittadini elvetici. Allo stesso tempo, Berna ha varato una nuova strategia che punta a rafforzare l'industria bellica nazionale ed europea, riducendo la dipendenza dagli Stati Uniti.
Ma la Svizzera non è il solo Paese su cui si è abbattuta questa tempesta. Come emerge dalle pagine del Blick, diversi sono gli Stati che stanno decidendo di fare dietrofront sull'acquisto degli aerei militari made in U.S.A.
Primo fra tutti il Portogallo - Recentemente ha fatto scalpore la decisione, annunciata dal ministro della Difesa Nuno Melo, di ritirarsi dal programma F-35, rinunciando all'acquisto. Stato membro della NATO, prediligerà ora una soluzione europea. Lisbona ritiene troppo rischiosa l'attuale dipendenza da Washington, soprattutto per quanto riguarda le questioni della manutenzione, dell'aggiornamento software e dei ricambi. Un'interruzione della catena da parte americana metterebbe a rischio l'intera flotta.
Lo stesso vale per il Canada. Al vaglio una rivalutazione dei piani riguardo all'acquisto. A incidere sulle prospettive, le tensioni con gli Stati Uniti, acuite dalla politica aggressiva del presidente Donald Trump. Ottawa aveva ordinato in totale 88 caccia per un valore complessivo di 19 miliardi di dollari. I primi 16 sono già stati consegnati. Ora, tuttavia, il ministro della Difesa Bill Blair intende valutare attentamente le alternative. Le continue minacce di Trump hanno minato la fiducia nell'alleanza. Inoltre, un recente rapporto ufficiale ha evidenziato un'esplosione dei costi fino a 28 miliardi di dollari, più altri 5,5 miliardi per armi e infrastrutture.
Non tutti, però, seguono questa linea. Paesi Bassi, Belgio e Germania confermano le proprie commesse, nonostante i dubbi sulla futura affidabilità americana, soprattutto in vista di un possibile ritorno di Trump alla Casa Bianca.
Pentita la Danimarca - La Danimarca, da sempre alleata fedele degli Stati Uniti, ha già ricevuto 17 dei 27 F-35 ordinati, ma la fiducia vacilla. L’ex ministro dell’Economia Rasmus Jarlov ha espresso pubblicamente il proprio rammarico per la scelta, preoccupato per la vulnerabilità strategica che comporta una dipendenza tecnica così forte dagli USA. Le dichiarazioni dell’ex direttore dell’intelligence militare francese e di un ex generale danese non fanno che rafforzare questi timori: gli F-35, affermano, potrebbero essere "messi a terra" dagli Stati Uniti in qualsiasi momento.
Il caso portoghese potrebbe dunque segnare un punto di svolta. La scelta di Lisbona si inserisce in un contesto europeo che invoca maggiore autonomia strategica e militare, specie dopo che la politica estera americana ha mostrato segni di imprevedibilità. La sfiducia serpeggia, e la questione F-35 ne è il simbolo.





















