Il Nazionale affossa i salari minimi scelti dal popolo, il PS: «Attacco frontale ai lavoratori»

Laddove siano in vigore CCL con stipendi minimi inferiori, i dipendenti saranno pagati meno. Dure le reazioni: «Gli Stati respingano il progetto di legge»
BERNA - I salari minimi cantonali non potranno più prevalere su quelli previsti nei contratti collettivi di lavoro (CCL) dichiarati di obbligatorietà generale. Lo ha deciso oggi, per 109 voti a 76 (sette astenuti), il Consiglio nazionale, approvando una modifica della normativa in materia. Il dossier passa agli Stati.
La Camera del popolo si è espressa a favore di un adeguamento della legge federale concernente il conferimento del carattere obbligatorio generale al contratto collettivo di lavoro (LOCCL). Il relativo messaggio era stato adottato lo scorso dicembre dal Consiglio federale - malgrado l'esecutivo stesso fosse contrario al cambiamento - in adempimento a una mozione del consigliere agli Stati Erich Ettlin (OW/Centro), approvata dal Parlamento nel 2022.
I salari minimi sono in vigore a Ginevra, Neuchâtel, Giura, Basilea Città e in Ticino. La LOCCL stabilisce che le disposizioni dei CCL che prevedono stipendi minimi inferiori a quelli fissati nelle leggi cantonali possono essere dichiarate vincolanti.
Le reazioni: «Un attacco frontale ai salari minimi e alla democrazia diretta» - Dura la reazione del PS che definisce questa decisione «un attacco frontale ai salari minimi», attacca in un comunicato stampa. «La contrarietà del Consiglio federale e dei 25 Cantoni» non sono bastate. Il PS condanna quindi «con la massima fermezza e combatterà questa modifica di legge con tutti i mezzi a sua disposizione, se necessario anche con un referendum». Per il copresidente Cédric Wermuth «con l'attuazione della mozione Ettlin, il Consiglio nazionale vuole abbassare i salari per legge, il che è scandaloso. I salari minimi sono uno strumento fondamentale nella lotta contro la povertà. Il centro-destra agisce quindi in modo non solo antidemocratico, ma anche irresponsabile». La modifica legislativa per il PS causerebbe a migliaia di lavoratori e lavoratrici a basso reddito di temere una nuova riduzione salariale, nonostante i loro salari minimi siano stati democraticamente approvati in votazione popolare.
Anche l'USS ritiene la decisione «Un attacco frontale e alla democrazia diretta». Per l'Unione sindacale svizzera (USS) la modifica alla legge sui contratti collettivi colpirebbe migliaia di lavoratori, in particolare nei settori a basso salario, come ristorazione, pulizie e commercio.
Se approvata anche dal Consiglio degli Stati, la norma annullerebbe i salari minimi già introdotti in Cantoni come Ginevra, Neuchâtel, Zurigo e Winterthur, violando l’autonomia cantonale e le decisioni popolari. L’USS avverte: i salari scenderebbero sotto i 4.000 franchi e aumenterebbe il ricorso all’assistenza sociale. Temono anche ripercussioni sulle relazioni con l’UE, poiché i salari minimi sono uno strumento chiave per contrastare la sottoquotazione salariale. L’USS chiede al Consiglio degli Stati di fermare il progetto e promette battaglia: «Chi lavora deve poter vivere del proprio salario».