"Fumato" alla guida: la sua passeggera finisce in tribunale

Un caso discusso davanti alla giustizia bernese chiarisce i limiti delle responsabilità di chi accompagna un allievo conducente.
BERNA - Un allievo conducente viene fermato durante un controllo di routine e risulta positivo alla cannabis. Nel sangue - riporta oggi la Berner Zeitung - aveva più del doppio del limite consentito di THC. Oltre all'automobilista, però, viene portata alla sbarra anche la sua passeggera, ritenuta corresponsabile.
I fatti risalgono al 20 dicembre 2022, quando la polizia ferma un’auto all’imbocco dell’autostrada. Al volante, un 53enne in possesso di licenza per allievo conducente, affiancato da una conoscente. L'uomo viene sottoposto a un test rapido che mostra la sua positività al THC. Gli accertamenti ulteriori confermano un valore di 3 microgrammi per litro di sangue, ben oltre la soglia di 1,5 microgrammi consentiti.
L’uomo ammette di aver fumato uno spinello la sera prima e, nell’estate del 2023, viene condannato per guida in stato di inattitudine. Non solo: anche la passeggera viene accusata dello stesso reato perché, in linea di principio, chi accompagna un allievo conducente è responsabile come se fosse lui stesso alla guida.
I due si conoscevano da mesi: abitavano nello stesso stabile e si aiutavano a vicenda. Lui ha descritto il rapporto come un'amicizia, lei ha parlato di relazione sentimentale, ma entrambi hanno concordato su un punto: la donna era ignara del fatto che lui consumasse occasionalmente cannabis.
La polizia, nel verbale, ha descritto il conducente come «sonnolento e apatico», confuso nel linguaggio e emanante un forte odore di cannabis. Ma il rapporto medico-legale ha riferito invece di uno stato di coscienza chiaro, orientamento integro e con solo lievi segni di alterazione. Una contraddizione che in Tribunale è stata rimarcata.
Per il Ministero pubblico, la discrepanza non era rilevante: secondo l’accusa, la persona che accompagna un allievo conducente dovrebbe sempre chiedere esplicitamente se abbia assunto alcol, droghe o farmaci nelle ultime 24 ore.
La difesa ha replicato che un simile obbligo non sarebbe realistico né praticabile: soprattutto con apprendisti adulti o già esperti, è legittimo fare affidamento sulla loro responsabilità personale.
Anche in seconda istanza è stata giudicata «irrealistica» e «sproporzionata» una simile richiesta. Un controllo formale di questo tipo, hanno spiegato i giudici, presupporrebbe che l’interessato risponda in modo sincero e sappia valutare con precisione il proprio stato, condizioni che non possono essere garantite. E così la donna è stata assolta in entrambi i gradi di giudizio.
Le spese processuali e l’indennizzo, pari a 9'929 franchi, saranno a carico del Cantone.