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SVIZZERA

Il delirio prima del suicidio del sostenitore della capsula Sarco

Nuovi documenti mettono in discussione la narrazione vittimistica attorno alla morte del capo di Sarco, Florian Willet
Afp
Il delirio prima del suicidio del sostenitore della capsula Sarco
Nuovi documenti mettono in discussione la narrazione vittimistica attorno alla morte del capo di Sarco, Florian Willet

SCIAFFUSA - «È morto un martire»: così si era espresso Philip Nitschke, inventore della capsula per il suicidio assistito Sarco, dopo il suicidio di Florian Willet, avvenuto il 5 maggio scorso.

Willet era il direttore di The Last Resort, l’organizzazione che portò la capsula Sarco in Svizzera. Quando, nel settembre scorso, per la prima e finora unica volta, una paziente morì all’interno della capsula, l’unico rappresentante dell’organizzazione presente era Willet. Il tedesco, come noto, venne arrestato dalla polizia sciaffusana nel bosco dove si trovava la capsula. Posto in custodia cautelare, rimase in carcere per dieci settimane.

Ne uscì, secondo diversi conoscenti, come un uomo distrutto. Otto giorni dopo la sua scarcerazione, il 10 dicembre 2024, si recò d’urgenza presso il centro psichiatrico di Wetzikon. Lo psicologo che lo prese in cura diagnosticò, stando a un rapporto in possesso della NZZ, un disturbo psicotico delirante acuto come conseguenza della detenzione. Un mese più tardi, una dottoressa dell’Ospedale Universitario confermò la diagnosi.

Per Nitschke, la colpa della morte di Willet era chiara: «Florian ha pagato con la vita la sua compassione», scrisse nel necrologio.

«Sazio della vita» - Tuttavia, nuovi documenti mettono in discussione questa narrazione. In una lettera inviata il 9 aprile 2025 a un’organizzazione tedesca di suicidio assistito, e visionata dalla NZZ, il 47enne parlava di sazietà di vita. «Ho conosciuto la maggior parte dei segreti dell’essere umano. Cos’altro dovrebbe ancora venire?», scriveva Willet. Aveva vissuto a tutta velocità, affermava, e in meno di cinquant’anni aveva sperimentato più di quanto il 95% delle persone vivrebbe in cinque vite. Aveva letto mille libri e visitato cento paesi. Non esisteva quasi nessuna idea filosofica che non avesse già contemplato, nessuna battuta che non avesse già sentito. «Per me è ora di andarmene».

I documenti clinici raccontano però un’altra realtà, quella di un uomo psichicamente provato e depresso, nonostante lui negasse di esserlo.

Vicino alla bancarotta e dalla vita sentimentale tormentata - A complicare il quadro, la situazione economica: il patrimonio ereditato dal padre morto suicida quando Willet era adolescente era ormai esaurito. Viveva sull’orlo della bancarotta, con debiti per oltre 100.000 franchi. In seguito a una caduta dal terzo piano, forse un tentativo di suicidio, soffriva di forti dolori. In una lettera scriveva di essere vicino ad essere un senzatetto: «Posso a malapena pagare i 4000 euro necessari per il suicidio assistito».

Anche la sua sfera personale era tormentata. Un caro amico racconta di difficoltà relazionali, problemi sessuali, misoginia sviluppata dopo una delusione amorosa. Inoltre Willet – pur dotato di grande intelligenza e con una solida formazione accademica – non era riuscito a trovare una stabilità professionale, cercando invano riconoscimento anche con un breve passaggio in politica, tra le fila dell'AfD».

Il caso di Florian Willet rimane aperto a molte interpretazioni: quella del martire, dell’uomo distrutto dallo Stato, o del genio inquieto sopraffatto da una vita che non riusciva più a dominare.

Venerdì sarà sepolto a Colonia. Anche Nitschke sarà presente. E intanto, la sua organizzazione annuncia l’arrivo di una nuova capsula “Sarco doppia” per coppie anziane, nei Paesi Bassi.

Ciò che è successo ...

Nel luglio 2024 l'associazione The Last Resort ha presentato in Svizzera la capsula per suicidio Sarco, scatenando un acceso dibattito sulla sua conformità legale. La consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider aveva dichiarato che il dispositivo non rispettava i requisiti di sicurezza dei prodotti e l'uso dell'azoto non era compatibile con la legge sui prodotti chimici, sottolineando che le procure di diversi cantoni avrebbero avviato procedimenti penali in caso di utilizzo. Il 23 settembre 2024, nel canton Sciaffusa, una donna americana di 64 anni, affetta da una malattia incurabile e da forti dolori cronici, si è tolta la vita utilizzando la capsula Sarco, primo caso documentato al mondo. La polizia ha confermato il decesso, sequestrato la capsula e fermato diverse persone, tra cui Florian Willet, direttore di The Last Resort, e un reporter. Le autorità avevano già negato a luglio una licenza operativa all'associazione, minacciando gravi conseguenze legali. L'inventore Philip Nitschke ha dichiarato che la capsula ha funzionato come previsto, consentendo una morte volontaria, non medicata e pacifica. La donna aveva lasciato una dichiarazione verbale e superato una perizia psichiatrica. Dopo la morte, la polizia è stata avvertita e sono seguiti fermi e indagini per istigazione e favoreggiamento al suicidio, reati punibili fino a 5 anni di carcere secondo il codice penale svizzero. Il procedimento giudiziario è ancora in corso e restano imputati due avvocati e un fotografo olandese.
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