Nella stanza sul retro del barbiere, le prostitute minorenni

Una retata avvenuta in un esercizio non lontano dalla stazione di Ginevra ha portato alla ribalta una problematica sempre più diffusa in Svizzera. E spesso a offrirsi per soldi (via social) sono le stesse ragazzine.
GINEVRA - Lo scorso maggio, un'irruzione in un salone da barbiere vicino alla stazione ferroviaria di Ginevra ha suscitato un certo scalpore nella svizzera Romanda, e non solo.
Cinque persone, infatti, sono state arrestate con l'accusa di gestire un giro di prostituzione minorile in Svizzera. Un fenomeno, quest'ultimo, che pare in crescita tanto a Ginevra quanto nel resto della Confederazione.
Stando al quotidiano 24 heures, diverse minorenni - una delle quali aveva meno di 15 anni - sono state costrette a prostituirsi in una stanza nel retrobottega dove incontravano i clienti.
A gestire le transazioni erano diverse persone tra le quali i cinque principali imputati che si trovano ancora in detenzione preventiva.
Nei loro confronti le accuse sono di atti sessuali con minori a pagamento, favoreggiamento della prostituzione, abuso di stato di bisogno o dipendenza e distribuzione di sostanze stupefacenti a minori.
Se, in questo caso, si trattava di un vero e proprio cartello, secondo il portale romando il fenomeno è largamente diffuso anche al di fuori della criminalità organizzata. Il canale scelto dalle giovani e giovanissime è soprattutto Snapchat e Instagram.
I prezzi sono spesso molto bassi, mentre le pratiche offerte ai clienti possono anche essere estreme: «Sono transazioni assolutamente sproporzionate», ha confermato a 24heures un'assistente sociale che ha preferito rimanere anonima.
Il Service de Protection des Mineurs (SPM) del cantone ha confermato di occuparsi anche di prostituzione minorile. Alcune delle ragazze hanno appena 12 anni, vivono in istituti o in famiglie in circostanze economiche o familiari difficili.
«Il problema diventa ogni anno sempre più rilevante tanto a Ginevra quanto in altre grandi città svizzere», conferma l'associazione Aspasie, «la grande difficoltà è instaurare un discorso con le ragazze e con i ragazzi e riuscire a far sì che possano sentirsi a loro agio per raccontarci quello che stanno vivendo».