Reclutavano membri per un'organizzazione terroristica, l'MPC deposita un atto d'accusa

I sospettati sono il capo e un presunto membro dell’antenna svizzera dello "Stato islamico" in Kosovo
Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha presentato un atto d’accusa contro un cittadino kosovaro, sospettato di essere stato il leader (“Emiro”) della cellula svizzera di un’organizzazione terroristica kosovara e membro del comitato direttivo della stessa in Kosovo.
Secondo l'accusa, l’uomo avrebbe svolto, con l’aiuto di un secondo imputato, attività di indottrinamento, reclutamento e finanziamento a favore dell’organizzazione, soprattutto nella regione di Ginevra. Entrambi sono anche sospettati di aver diffuso l’ideologia dello "Stato islamico", sia durante incontri regolari, sia individualmente (nel caso del secondo imputato). Le autorità li accusano quindi di aver sostenuto direttamente anche questa organizzazione terroristica.
I due uomini – un kosovaro di 36 anni e un cittadino svizzero-macedone del Nord di 33 anni – sono stati arrestati il 1° settembre 2022, nell’ambito di un’inchiesta avviata nel luglio 2021. Attualmente si trovano in detenzione preventiva.
L'organizzazione terroristica e la sua cellula svizzera - L’organizzazione terroristica in questione è nata dopo lo scioglimento forzato dell’associazione "Këshilla", tra il 2014 e il 2015, su ordine delle autorità kosovare. Il gruppo si ispira all’ideologia salafo-djihadista, promossa anche dallo "Stato islamico", e mira a destabilizzare il Kosovo per instaurare uno Stato islamico governato dalla Sharia.
Dal 2014, alcuni uomini albanofoni – tra cui i due imputati – si sono riuniti attorno a questa ideologia. Nel giugno 2015, il primo imputato è stato nominato “Emiro” del gruppo, assumendo la guida della sua cellula svizzera con sede a Ginevra.
Questa cellula ha svolto attività di reclutamento e propaganda e, a partire dal 2016, si è concentrata sul finanziamento dell’organizzazione. Le autorità stimano che siano stati raccolti e inviati in Kosovo fondi tra i 65.000 e i 78.000 euro.
Le accuse principali - Oltre a indottrinare e reclutare nuovi membri, il primo imputato avrebbe organizzato raccolte fondi tra i membri della cellula di Ginevra, compreso il coimputato. Parte di questi fondi sarebbe stata usata anche per corrompere pubblici ufficiali kosovari, con l'obiettivo di ostacolare procedimenti penali contro membri dell’organizzazione.
Entrambi gli imputati sono accusati di:
- Partecipazione e sostegno a un’organizzazione terroristica
- Sostegno allo "Stato islamico"
- Corruzione di pubblici ufficiali stranieri
- Favoreggiamento
- Riciclaggio di denaro
- Falsificazione di documenti
- Truffa
Dettagli sul primo imputato - Secondo il MPC, l’uomo avrebbe avuto un ruolo chiave nell’organizzazione: era membro del comitato direttivo in Kosovo, leader della cellula svizzera e, in seguito, co-responsabile di una sua diramazione in Kosovo. Avrebbe coordinato gli incontri della cellula in Svizzera e in Kosovo, gestito i contatti con la leadership kosovara e promosso la raccolta di fondi attraverso contributi mensili obbligatori.
È anche accusato di aver percepito indebitamente assegni familiari per i figli, trasferitisi in Kosovo con la madre.
Dettagli sul secondo imputato - L’uomo è sospettato di essere stato membro attivo della cellula svizzera. Avrebbe messo la propria abitazione a disposizione per le riunioni, organizzato la visita di predicatori radicali e contribuito regolarmente al finanziamento dell’organizzazione con versamenti mensili e raccolte fondi.
È anche accusato di aver diffuso materiale di propaganda (nasheed) a favore dello "Stato islamico" e di "Jabhat al-Nusra".
Inoltre, avrebbe ottenuto indebitamente prestazioni dell’assistenza sociale e tentato di ricevere indennità di disoccupazione senza averne diritto. È accusato anche di altri reati di diritto comune.
Prossimi passi - La competenza per fornire ulteriori informazioni passa ora al Tribunale penale federale. Il MPC renderà note le richieste di pena durante il processo. Fino alla sentenza definitiva, vale la presunzione di innocenza per entrambi gli imputati.