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SVIZZERA

Too big to fail: «Giusta direzione», «Il governo si spinge troppo oltre»

Le reazioni: il plauso di alcuni partiti, il timore di eccessive regole da parte del mondo bancario
20min/Matthias Spicher
Fonte Ats
Too big to fail: «Giusta direzione», «Il governo si spinge troppo oltre»
Le reazioni: il plauso di alcuni partiti, il timore di eccessive regole da parte del mondo bancario

BERNA - L'annuncio odierno sul Too big to fail ha inevitabilmente fatto parlare la politica e il mondo finanziario elvetico. Queste le principali reazioni.

UBS - UBS critica aspramente le norme per le banche di rilevanza sistemica annunciate oggi dal Consiglio federale. Secondo i suoi calcoli, le imporrebbero di accumulare fino a 42 miliardi di dollari supplementari di coefficiente patrimoniale CET1. In una nota, la banca afferma di sostenere in linea di principio la maggior parte delle proposte normative presentate oggi, ma è decisamente in disaccordo con l'aumento estremo dei requisiti patrimoniali annunciato dalla ministra delle finanze Karin Keller-Sutter.

Queste modifiche porterebbero a requisiti patrimoniali che non sono proporzionali o allineati a livello internazionale, prosegue UBS, che negli ultimi mesi si è fortemente opposta alle nuove misure in termini di capitale aggiuntivo.

Secondo i calcoli della banca, e in considerazione dell'obiettivo di coefficiente CET1 compreso tra il 12,5% e il 13%, avrebbe bisogno di 24 miliardi di dollari (19,7 miliardi di franchi) di coefficiente CET1 ai quali si aggiungerebbero 18 miliardi di dollari di cui UBS ha bisogno in seguito all'acquisizione del Credit Suisse. Per il momento, e poiché queste misure non entreranno in vigore prima del 2027, la direzione ha mantenuto l'obiettivo di un rendimento dei fondi propri CET1 di circa il 15% e di un rapporto tra spese e ricavi inferiore al 70% entro la fine del 2026.

Nonostante le critiche, il gruppo intende impegnarsi in modo costruttivo nel processo di consultazione e valutare alternative, così come misure appropriate per rispondere agli effetti negativi di questa normativa. La banca intende inoltre completare con successo l'integrazione del Credit Suisse.

Le altre banche sistemiche - Oggi hanno reagito anche le tre altre banche elvetiche di rilevanza sistemica. Raiffeisen chiede una presa in considerazione «proporzionata e misurata» nell'applicazione delle future normative bancarie. Ritiene che la regolamentazione debba tenere conto delle dimensioni, del modello di business, dei rischi e dei legami internazionali delle banche.

La Banca cantonale di Zurigo (ZKB) «prende atto» delle proposte e le analizzerà fornendo un «contributo costruttivo» alle discussioni sulla regolamentazione bancaria. In una breve dichiarazione, Postfinance afferma di essere a conoscenza delle proposte di riforma del Consiglio federale e le valuterà.

BNS - La Banca nazionale svizzera (BNS) approva le misure sulle banche decise oggi dal Consiglio federale. Sono fondamentali per rafforzare la resilienza degli istituti nonché la loro capacità di risanamento e liquidazione in caso di crisi, garantendo nel contempo la stabilità del sistema finanziario, argomenta la BNS in un breve comunicato.

Associazione banchieri - Con le sue proposte per garantire la stabilità finanziaria il Consiglio federale si è spinto troppo oltre: è il giudizio dell'Associazione svizzera dei banchieri (ASB), che parla di possibili danni per l'intero paese.

«Dalla reazione a una crisi per colpa propria di una singola banca è nata un'ondata di regolamentazioni per tutti gli istituti», si rammarica l'ASB in un comunicato odierno. «Molte delle misure proposte hanno poca attinenza con le cause del crollo di Credit Suisse». Secondo l'organizzazione diversi provvedimenti non colgono nel segno e rischiano di indebolire la piazza finanziaria e l'economia elvetica, in un contesto di crescenti rivalità geopolitiche e di deregolamentazione internazionale. «Un simile sviluppo deve essere evitato a tutti i costi», si legge nella nota.

Ciò appare particolarmente evidente nella proposta di inasprimento dei requisiti patrimoniali per UBS, «che sono ancora più estremi rispetto al rapporto 2024 dell'esecutivo»: non seguono alcuno standard internazionale e sono massicciamente più elevati rispetto ad altri centri finanziari. La debolezza del quadro normativo che ha contribuito al crollo di Credit Suisse (CS) non è dovuta a requisiti patrimoniali troppo bassi, ma piuttosto a esenzioni di ampia portata da tali requisiti e a valutazioni eccessive degli attivi, sostiene l'ASB. L'insegnamento mirato da trarre è quindi quello di escludere tali esenzioni in futuro e di garantire che i metodi di valutazione siano appropriati e affidabili.

«La Svizzera ha sviluppato una piazza finanziaria forte anche grazie a una regolamentazione proporzionata ed efficace», argomenta il presidente dell'associazione Marcel Rohner, citato nel documento per la stampa. «Soprattutto in un periodo di sconvolgimenti globali e di tensioni geopolitiche, in cui l'affidabilità e la credibilità diventano sempre più importanti, non dobbiamo indebolirci inutilmente dal punto di vista economico. Ma questa sarebbe proprio la conseguenza di alcune proposte del Consiglio federale. La nostra ambizione deve essere quella di trovare una regolamentazione intelligente che sia proporzionata ed efficace e che mantenga la nostra forza economica».

«Con le proposte volte a migliorare la liquidità e a rafforzare la responsabilità dei dirigenti, nonché una politica retributiva sostenibile, il Consiglio federale trae i giusti insegnamenti dalla crisi di Credit Suisse», gli fa eco il direttore dell'ASB Roman Studer, a sua volta citato nel comunicato. «Il pacchetto normativo è però in parte sovraccarico e in parte dannoso. Requisiti patrimoniali estremi non risolvono i problemi, ma ne creano di nuovi. Se le banche devono detenere molto più capitale, possono concedere meno prestiti e i loro costi di capitale aumentano. Questo, in ultima analisi, si ripercuote su tutti noi. Imprenditori e clienti ne pagheranno il prezzo con la carenza e l'aumento del costo di prestiti e servizi», conclude il dirigente.

Economiesuisse - Le linee guida presentate oggi dal Consiglio federale per rivedere la Legge sulle banche avranno conseguenze importanti per le istituzioni interessate e per l'economia. È quanto sottolinea Economiesuisse, per la quale la piazza finanziaria elvetica non deve essere eccessivamente regolamentata se vuole rimanere competitiva a livello internazionale.

In una nota, la federazione delle imprese svizzere ricorda che le banche contribuiscono in modo determinante all'economia del Paese in termini di posti di lavoro, manodopera qualificata, gettito fiscale e innovazione.

Accoglie con favore l'intenzione del Consiglio federale di rafforzare la governance nel settore bancario e di limitare le conseguenze di un fallimento aumentando la liquidità delle banche, ma con moderazione.

Un'eccessiva regolamentazione - ammonisce Economiesuisse - potrebbe portare alla delocalizzazione all'estero di attività chiave come la gestione patrimoniale. A tal proposito ricorda che in questo ambito i requisiti in Svizzera sono già tra i più severi al mondo. Un ulteriore inasprimento equivarrebbe a suo avviso ad indebolirebbe la piazza finanziaria svizzera.

PLR - «Chi ha delle responsabilità deve anche assumersele in caso di errori. Il Consiglio federale e il Parlamento stanno affrontando la crisi nel modo giusto»: questo il succo della reazione del Partito liberale radicale (PLR) all'annuncio odierno. Reagendo a quanto illustrato dalla sua "ministra" Karin Keller-Sutter, il PLR sottolinea che «le lezioni apprese devono essere integrate in una regolamentazione migliorata, in modo da poter prevenire crisi future».

Le proposte del Consiglio federale - si legge in una nota diffusa nel pomeriggio - vanno nella giusta direzione. «La presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter non solo ha evitato il peggio durante la crisi del CS, ma ha anche investito nella prevenzione di crisi future».

Il PLR precisa che le singole misure saranno esaminate in dettaglio; in ogni caso, è necessaria una regolamentazione su misura. Le grandi banche di importanza sistemica con filiali internazionali devono essere soggette a una vigilanza diversa rispetto alle banche cantonali o nazionali di minori dimensioni. Solo con soluzioni individuali è possibile tenere conto dei diversi rischi e modelli di business.

In questo modo «si evita di mettere tutte le banche nello stesso calderone e di compromettere la competitività della piazza finanziaria». D'altra parte - sottolineano i radicali - deve essere chiaro che bisogna evitare che i contribuenti debbano salvare una banca. La Svizzera - conclude la nota - «ha bisogno di banche sane, competitive e stabili. Solo così la nostra piazza finanziaria potrà essere al servizio dei cittadini, delle PMI e delle grandi aziende».

PS - Il giro di vite annunciato oggi dalla ministra delle finanze Karin Keller-Sutter in materia di fondi propri delle banche e autorità di vigilanza è accolto tiepidamente dal Partito socialista (PS), per il quale non basta per tenere sotto controllo i rischi del nuovo colosso UBS. Secondo la formazione politica è necessario attuare il più rapidamente possibile le prescrizioni in materia di fondi propri.

Il PS accoglie con favore le proposte di rafforzamento dei poteri di vigilanza e sanzionatori della FINMA, così come i requisiti in materia di fondi propri per le filiali. Vede però anche un notevole margine di miglioramento. «Non ci sono ad esempio proposte concrete per ridurre i rischi dovuti alle dimensioni della nuova UBS», afferma il co-presidente Cédric Wermuth, citato in una nota del partito.

Inoltre, prosegue il comunicato, il Consiglio federale avrebbe avuto il potere di avviare una rapida attuazione tramite un'ordinanza. «Invece ha scelto una strada molto più lunga, che fa temere che le proposte vengano annacquate in modo irriconoscibile in Parlamento dal centro-destra», prosegue Wermuth. «Dopo tutto - conclude - questi partiti sono cofinanziati da UBS».

Verdi liberali - Il Partito dei Verdi liberali saluta il fatto che il governo voglia «dare una mano alla piazza finanziaria», tuttavia ritiene che le cose debbano essere fatte con buon senso: le misure devono trovare il giusto equilibrio tra stabilità bancaria e competitività.

Solo dopo un'analisi dettagliata del dossier si potrà valutare se questo sia già il caso, scrive il presidente del partito Jürg Grossen in una nota diffusa nel pomeriggio.

La Svizzera ha un forte interesse a mantenere una grande banca sul proprio territorio, si sottolinea nel comunicato. In particolare, va esaminata con occhio critico la richiesta di una copertura patrimoniale del 100% per le filiali estere. Solo se saprà rimanere competitiva a livello internazionale una banca di importanza sistemica come UBS non sarà costretta a trasferire all'estero le proprie attività, ma anche i posti di lavoro, e a versare in futuro una parte maggiore delle imposte in altri Paesi.

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