Cerca e trova immobili
SVIZZERA

La montagna di maggio, più letale di quella d'inverno: è una nuova tendenza?

Gli esperti sono divisi ma già nel 2024 le nevi primaverili si erano dimostrate decisamente letali. Dopo il dramma di Zermatt ci si interroga e c'è chi propone soluzioni.
Imago/Eibner
Fonte Le Nouvelliste
La montagna di maggio, più letale di quella d'inverno: è una nuova tendenza?
Gli esperti sono divisi ma già nel 2024 le nevi primaverili si erano dimostrate decisamente letali. Dopo il dramma di Zermatt ci si interroga e c'è chi propone soluzioni.

SION (VS) - In un mese primaverile, tanti morti a causa di slavine e valanghe come durante tutto l'inverno precedente.

Mai prima d'ora maggio era stato un mese così letale sulle nevi. A confermarlo sono i dati dell'Istiuto per lo studio della neve e delle valanghe (SLF) che confermano come nel maggio 2025 in Svizzera siano morti 11 scialpinisti, 8 dei quali nel solo Vallese.

Un numero, questo, che supera il totale del periodo fra dicembre 2024 e aprile 2025 durante il quale si sono registrati un totale di 10 decessi.

Siamo di fronte a una nuova tendenza? Non ne è affatto convinto Pierre Mathey, segretario generale dell'Associazione svizzera delle guide di montagna (Asgm) sentito Le Nouvelliste.

Secondo lui la recente tragedia avvenuta a Zermatt - nella quale hanno perso la vita 5 persone, solo 3 delle quali sono state per ora identificate - «distorce in qualche modo le statistiche». Anche a livello assoluto perché solitamente in Svizzera eventi con un numero così elevato di vittime sono da ritenere «eccezionali».

Parte di questo è anche un'altra tragedia recente, avvenuta del 2024, presso la Tête Blanche dove erano morti in cinque (e uno non è mai stato ritrovato).

Detto questo, l'annata 2025 un qualcosa (altro) d'eccezionale ce l'ha: la meteo in alta montagna, con un inverno piuttosto secco e con scarsa presenza di neve fresca fino circa ad aprile.

Le cose sono cambiate con maggio, con precipitazioni anche abbondanti e soprattutto in alta quota, a ridosso dei 3'000-4'000 metri. «In alta montagna le condizioni erano ancora invernali», spiega sempre al quotidiano vallesano il nevologo Robert Bolognesi.

Le cime innevate hanno quindi attirato diversi sciescursionisti rimasti a “secco” nei mesi precedenti che si sono trovati alle prese con una neve fresca particolarmente instabile. Come si dice in inglese, quindi, la ricetta perfetta per un disastro.

Come fare per evitare che tragedie come queste si ripetano? Non ha dubbi la freerider Dominique Perret di W3mountain sentita sempre da Le Nouvelliste: «Questo tipo di incidenti sono frutto di un insieme di tanti piccoli errori piuttosto che un solo grande sbaglio. Le cause possono essere disparate, d'equipaggiamento o umani, per questo è fondamentale lavorare sulla formazione. Morire praticando la propria passione è un qualcosa di sbagliato e anomalo», conclude.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
Naviga su tio.ch senza pubblicità Prova TioABO per 7 giorni.
NOTIZIE PIÙ LETTE