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SVIZZERA

Addio marciapiede: le sex worker abbandonano la strada

In molte città svizzere la prostituzione su strada è in netto calo. Da Zurigo a Lucerna ora si preferiscono incontri al chiuso e online
20min/Celia Nogler
Fonte SonntagsBlick
Addio marciapiede: le sex worker abbandonano la strada
In molte città svizzere la prostituzione su strada è in netto calo. Da Zurigo a Lucerna ora si preferiscono incontri al chiuso e online

ZURIGO - La prostituzione sulle strade sta diventando sempre più un ricordo del passato. In Ticino non esiste più da anni. Oltre Gottardo il fenomeno ha continuato fino ai nostri giorni, me negli ultimi tempi il numero delle operatrici sessuali che esercitano direttamente sui marciapiedi è notevolmente diminuito, e sempre più sex worker si spostano verso spazi privati od online. Merito anche del fatto che violenza, traffico, rumore e degrado hanno spinto molte città a intervenire.

Nel 2013 Zurigo chiuse il celebre quartiere a luci rosse di Sihlquai dopo le proteste dei residenti. A Olten e Lucerna le autorità imposero divieti di sosta e di circolazione per limitare il fenomeno. Oggi la situazione è molto diversa, stando alla fotografia che viene tracciata sul SonntagsBlick: secondo la polizia di Zurigo, nel 2020 erano 85 le prostitute con licenza per lavorare nelle zone autorizzate, ma nel 2025 sono solo 60. A Olten, dove un tempo si contavano fino a 80 sex worker, il numero si è più che dimezzato; a Lucerna, da una media di 15–20 si è scesi a circa 10.

«Sull’Allmend non succede quasi più nulla, e anche alla Langstrasse è molto più tranquillo», racconta Beatrice Bänninger, direttrice della fondazione Solidara Zürich, che assiste le lavoratrici del sesso. Secondo lei, la svolta è arrivata con la pandemia: «Durante il Covid la prostituzione fu vietata per mesi e il livello di attività non è più tornato ai valori precedenti, nemmeno nei prezzi». La digitalizzazione accelerata dalla pandemia ha lasciato un segno profondo: «Molti uomini oggi soddisfano i propri bisogni in modo virtuale», spiega Bänninger.

La domanda, aggiunge, è in calo anche per ragioni economiche: «Il portafoglio dei clienti non è più così generoso». Alcune sex worker guadagnano ancora bene, ma accettando pratiche più rischiose.

A Zurigo, la città aveva creato un’alternativa regolamentata: la Strichplatz di Altstetten, un’area recintata con box protetti dove le donne potevano lavorare in sicurezza. Ma anche lì il traffico è diminuito: dalle 30 lavoratrici dei primi anni si è scesi oggi a 13. Nonostante l’attività ridotta, il Comune non intende chiudere la struttura — che costa 775’000 franchi l’anno — perché «offre protezione contro violenza e sfruttamento a un gruppo particolarmente vulnerabile» e aiuta anche chi vuole cambiare mestiere. Dopo il 2030, però, il sito dovrà lasciare spazio a un deposito dei trasporti pubblici, e la città cerca una nuova sede.

Secondo Melanie Muñoz, responsabile del servizio Lysistrada a Olten, le donne che hanno lasciato la strada non hanno abbandonato il mestiere: «La prostituzione si è spostata negli appartamenti privati». Una tendenza confermata da Eliane Burkart, dell’associazione Lisa di Lucerna: «Sempre più spesso gli incontri avvengono in abitazioni o alloggi Airbnb. Anche i bordelli stanno diminuendo. I clienti vogliono discrezione e anonimato, e cercano online prima di incontrare qualcuno».

Questo spostamento, però, rende le lavoratrici meno visibili — e quindi meno raggiungibili per chi offre aiuto. Lysistrada ha avviato un progetto pilota con la rete nazionale Procore: un algoritmo analizza gli annunci online e invia messaggi informativi alle sex worker, offrendo sostegno e consulenza. «Circa il 10% risponde, spesso per ringraziare o chiedere consigli», spiega Muñoz.

Dopo decenni di repressione, a far sparire la prostituzione di strada non sono più le ordinanze comunali, ma la digitalizzazione. «Tutto fa pensare che esercitare sulla strada il mestiere più antico del mondo sia un modello destinato a scomparire», dice Muñoz. Poi aggiunge, con prudenza: «Ma non ci metterei la mano sul fuoco». Anche Burkart concorda: «Per alcuni clienti, quel contesto resta un’esperienza particolare, un ambiente che non troveranno mai online».

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