Scandalo in corsia: medici radiati all'estero ora esercitano in Svizzera

L'inchiesta giornalistica ha scovato almeno sei casi. Un dottore abusava delle pazienti in Norvegia. Ora esercita la professione nel Canton Zurigo.
BERNA / ZURIGO - «È uno scandalo». Non usa giri di parole Helen, ex paziente di un dottore condannato in Norvegia per reati sessuali contro tre pazienti.
La condanna in Norvegia - La donna, all’epoca delle molestie solo 17enne, commenta con durezza la notizia scovata dalla redazione investigativa di Tamedia e da altri quaranta giornalisti internazionali: il medico, attualmente, esercita ancora la professione nel canton Zurigo in uno studio. Questo nonostante l’autorità scandinava gli abbia revocato l’abilitazione.
Sei casi in Svizzera - Non si tratta di un caso isolato, anzi. Stando all’inchiesta, in Svizzera lavorerebbero sei professionisti ai quali è stata tolta la possibilità di esercitare la professione a causa di reati compiuti o gravi errori commessi.
L'allerta europea: la Confederazione non aderisce - L’uomo avrebbe taciuto alle autorità la condanna e la propria condizione professionale. In generale, l'Unione Europea dispone di un sistema di scambio internazionale di informazioni sui medici inadempienti. Ma la Confederazione non partecipa. Il tema, da anni, è oggetto di discussione. Ma, per ora, non c’è nessuna adesione. Così, spesso, le autorità cantonali navigano al buio.
I documenti richiesti - L’Ufficio federale della sanità pubblica non ha risposto alle domande dei giornalisti, rimandandoli all’ufficio preposto del canton Zurigo. A questo proposito, Carlo Sorba, avvocato interno al dipartimento, pur non commentando il caso specifico, sottolinea come «vengano chiesti diversi documenti a ogni medico che desidera l’autorizzazione all’esercizio della professione. Fra questi figurano il casellario giudiziale e un certificato di buona salute.
«Le informazioni devono essere corrette» - «Inoltre, i medici devono indicare se sono già stati oggetto di un procedimento legato alla loro attività professionale in un altro Paese. Se in seguito constatiamo che sono state fornite informazioni errate, ciò comporta generalmente la revoca dell'autorizzazione», continua Carlo Sorba.
«I medici godono di grande fiducia nella società» - La questione qui è se, nel caso descritto in precedenza, il medico abbia dimostrato trasparenza nei confronti delle autorità svizzere. Infatti, sempre secondo Carlo Sorba, i medici che hanno commesso reati penali nei confronti dei loro pazienti raramente ottengono l'autorizzazione. «I medici godono di grande fiducia nella società. È essenziale proteggerla scrupolosamente nell'interesse della salute pubblica».
Il problema al contrario - Attualmente, altri Paesi non vengono informati automaticamente se a un medico viene revocata l’autorizzazione in Svizzera. «I cantoni non sono obbligati, in caso di revoca dell’autorizzazione all’esercizio della professione, a notificare proattivamente le autorità internazionali», spiega Frédéric Berthoud, responsabile del riconoscimento delle qualifiche professionali presso la Segreteria di Stato per la formazione. In totale, secondo l’inchiesta, sarebbero 15.
«Migliore scambio di informazioni» - Baptiste Hurni, vicepresidente dell’Organizzazione svizzera dei pazienti (OSP), si mostra molto preoccupato da tali esempi. Anche se non ci sono molti casi, qui si tratta della fiducia nel sistema e della protezione delle pazienti e dei pazienti. E il consigliere agli Stati chiede un migliore scambio di informazioni.
«Ogni caso è uno di troppo» - La tonalità del discorso della Federazione dei medici svizzeri (FMH) è simile. Ogni caso è un caso di troppo, si rammarica Yvonne Gilli, la presidente. Secondo lei, deve valere una tolleranza zero per i medici a cui è stata revocata l’autorizzazione a esercitare: partecipare al sistema di allerta dell’UE aiuterebbe molto a combattere questo problema. Il medico che, nonostante i suoi reati sessuali in Norvegia, esercita ora in Svizzera, non ha risposto alle domande dei giornalisti.