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SVIZZERA

Quanto guadagna il collega? La trasparenza sugli stipendi sbarca (timidamente) in Svizzera

Le multinazionali svizzere si preparano alla svolta sulla trasparenza salariale, mentre l’Europa fissa nuove regole dal 2026.
Deposit (archivio)
Fonte TAGES-ANZEIGER
Quanto guadagna il collega? La trasparenza sugli stipendi sbarca (timidamente) in Svizzera
Le multinazionali svizzere si preparano alla svolta sulla trasparenza salariale, mentre l’Europa fissa nuove regole dal 2026.

BERNA - In Svizzera parlare di stipendio è ancora un tabù. Sapere se il collega guadagna di più è spesso una curiosità che resta senza risposta. All’estero, invece, le cose stanno cambiando rapidamente.

Cosa sta succedendo in Europa e negli USA - Chi si candida a una posizione in UBS negli Stati Uniti conosce già dal primo clic la fascia retributiva. Una trasparenza che dal 2026 diventerà la norma in tutta l’Unione Europea: le imprese con oltre 250 dipendenti – successivamente anche quelle con almeno 100 – dovranno indicare gli stipendi negli annunci di lavoro. Obiettivo: negoziazioni più eque e riduzione del divario salariale.

Le reazioni delle multinazionali svizzere - Le aziende elvetiche attive a livello internazionale non possono ignorare la nuova direttiva. UBS, ad esempio, si dice pronta ad adeguarsi nelle filiali europee, ma non si sbilancia sull’applicazione anche in Svizzera. Intanto sottolinea di monitorare regolarmente i salari per garantire parità retributiva.

Swiss Re estende la trasparenza anche in Svizzera - Swiss Re, invece, ha già scelto la strada della trasparenza: dal 2024 indica le fasce salariali in nove Paesi dell’UE e quest’anno ha esteso "la pratica" anche in Svizzera.

«Introdurremo la direttiva nel mercato interno» - Roche e Novartis annunciano che adotteranno lo standard europeo anche sul mercato interno: la prima comunicherà ai candidati le fasce salariali prima del colloquio, la seconda si è impegnata a introdurre la direttiva globalmente entro il 2027. Anche Nestlé guarda in questa direzione.

In Svizzera trasparenza ancora volontaria - Sulla trasparenza salariale, nella Confederazione non esiste alcun obbligo di pubblicazione. Dal 2020, però, le grandi aziende devono verificare e documentare la parità retributiva. Solo pochi datori di lavoro, come FFS e Posta, indicano già le fasce salariali negli annunci. Alcune PMI hanno deciso di farlo per sottolineare correttezza e attrattività.

L'esempio di Axa e Zurich - Diversa la situazione nei Paesi vicini, dove la trasparenza è in parte già prassi. Axa in Francia pubblica stipendi lordi stabiliti dai contratti collettivi, Zurich in Austria arriva a indicare lo stipendio “al centesimo”: per una posizione IT a Vienna, ad esempio, l’annuncio parla di 49'784,42 euro annui.

Vantaggi - Secondo gli esperti, i benefici sono chiari: più equità, fiducia e attrattività per i datori di lavoro. «I candidati e i dipendenti apprezzano apertura e uguaglianza, e questo rafforza il brand aziendale e la fidelizzazione», spiega Radmilla Del Pozzo, consulente HR di EY.

... E timori - Non mancano però le perplessità. Swisscom ha interrotto un esperimento di trasparenza, sostenendo che non aveva ridotto le richieste di chiarimento e rischiava anzi di scoraggiare candidati qualificati. Zurich teme che fasce troppo ampie possano trasformarsi in una “gara al rialzo” poco realistica.

La direzione è segnata - Nonostante le riserve, la tendenza sembra irreversibile. Per le multinazionali svizzere non si tratta più di chiedersi se introdurre la trasparenza salariale, ma come farlo.

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