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SVIZZERA/CONGO

Dal Congo a Ginevra: i milioni scomparsi della tassa sui telefoni

Una piccola società con sede legale in Svizzera al centro dello scandalo che ha "dissanguato" gli utenti congolesi.
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Dal Congo a Ginevra: i milioni scomparsi della tassa sui telefoni
Una piccola società con sede legale in Svizzera al centro dello scandalo che ha "dissanguato" gli utenti congolesi.

ZURIGO/KINSHASA - Di fronte alla piaga dei telefoni contraffatti o rubati, la Repubblica Democratica del Congo, nel 2020, ha istituito il Registro dei dispositivi mobili (RAM) nel 2020.

Il sistema è stato finanziato per un anno e mezzo da una tassa imposta dal governo congolese ai 60 milioni di utenti di telefonia mobile – fino a 7 dollari l'anno, prelevati automaticamente –, presentandola come strumento di modernizzazione digitale. In realtà, la misura ha gravato pesantemente su una popolazione tra le più povere al mondo, provocando proteste di consumatori e parlamentari, che hanno denunciato il carattere “antisociale” e “truffaldino” del sistema.

Il denaro raccolto – decine di milioni di dollari – non è mai stato rintracciato nel bilancio statale. Lo scandalo non è dunque solo sociale, ma anche finanziario. Una quota rilevante delle entrate, pari al 30%, è stata destinata a 5C Energy RDC, piccola società creata da operatori belgi, incaricata di fornire “supporto tecnico”. Questo soggetto era legato a un gruppo con lo stesso nome, la cui filiale principale – 5C Energy SA – risultava registrata a Ginevra presso lo studio di un avvocato locale.

Il ricorso a una società privata è avvenuto senza gara d’appalto, alimentando sospetti di favoritismi. Nonostante 5C Energy si presentasse come gruppo internazionale con clienti prestigiosi (Total, Shell, Petrobras, governi africani), le prove di tali collaborazioni - riferisce oggi un'inchiesta di Public Eye - restano evanescenti. Contattate in merito ai loro presunti legami commerciali con 5C Energy, le compagnie petrolifere non hanno risposto alle domande poste loro.

Sul sito di 5C Energy, oggi dismesso, le informazioni di contatto riportavano solo un indirizzo, una e-mail e un numero di telefono a Ginevra. Qui si colloca il nodo svizzero dello scandalo: la presenza formale in un Paese, il nostro, noto per l’attrattiva che esercita su strutture societarie opache.

Mentre in Congo il RAM è stato bollato come una tassa occulta, in Svizzera emerge il ruolo di hub societario e legale che ha fornito copertura a un’operazione poco trasparente, permettendo a una piccola entità di canalizzare una parte consistente delle entrate pubbliche congolesi. Un ulteriore caso in cui il suolo elvetico si trova, indirettamente, al centro di pratiche finanziarie controverse legate a uno dei maggiori scandali della Repubblica Democratica del Congo.

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