Cinque barche svizzere nella “Global Sumud Flotilla”: verso Gaza con aiuti umanitari

La Delegazione svizzera partecipa con 5 barche a vela, con a bordo 54 esponenti della società civile selezionati tra 600 candidati.
BERNA - Cinque barche a vela svizzere salperanno nei prossimi giorni per partecipare alla Global Sumud Flotilla, il più grande convoglio civile mai organizzato per tentare di rompere il blocco di Gaza. A bordo ci saranno 54 esponenti della società civile elvetica, scelti tra oltre 600 candidati.
La flottiglia internazionale, composta da oltre 60 imbarcazioni provenienti da Spagna, Tunisia, Italia e Grecia, riunirà quasi 1.000 partecipanti su circa 27.000 persone che avevano chiesto di imbarcarsi. Tra i carichi figurano latte in polvere e respiratori, destinati a una popolazione stremata da mesi di guerra e carenze alimentari.
Un gesto simbolico e pacifico - Gli organizzatori definiscono l’iniziativa “la più grande flottiglia della pace di tutti i tempi”, un’azione simbolica contro quella che descrivono come una “disumanizzazione sistematica” della popolazione di Gaza. Secondo un recente rapporto ONU, oltre 132.000 bambini sotto i cinque anni rischiano la malnutrizione, mentre 640.000 persone potrebbero trovarsi in condizioni di insicurezza alimentare catastrofica entro fine settembre.
A bordo, oltre agli aiuti umanitari, viaggeranno medici, avvocati, giornalisti, artisti e attivisti, tutti disposti – sottolineano gli organizzatori – a rischiare i blocchi e i possibili attacchi della marina israeliana pur di testimoniare solidarietà.
Un’iniziativa legale - La Global Sumud Flotilla rivendica il suo carattere legale e pacifico, basato sul diritto internazionale: ogni eventuale intercettazione israeliana in acque internazionali sarebbe, affermano, un “atto di pirateria”. L’iniziativa denuncia inoltre la “complicità dei governi occidentali e arabi” e invita le opinioni pubbliche a esercitare pressione sui propri esecutivi.
Il convoglio invita anche capitani e imbarcazioni del Mediterraneo ad aggregarsi nei primi giorni di navigazione, per ampliare la testimonianza di solidarietà con Gaza e trasformare la traversata in un gesto di disobbedienza civile nonviolenta.