La grande provocazione: «Dovremmo abolire l'AVS»

La tesi fuori dal coro di un professore emerito dell'Università di Zurigo secondo il quale non c'è da preoccuparsi sulla salute della Cassa pensione: «Fa più paura il divario, sempre più grande, fra ricchi e poveri»
ZURIGO - Una serie di punti di vista fuori dagli schemi, per alcuni forse anche delle “sparate”, quelli esposti dal professore emerito di sociologia dell'Università di Zurigo François Hopflinger recentemente intervistato dal TagesAnzeiger.
L'argomento è quello ben più che scottante dell'AVS, fra il pensionamento imminente dei baby boomer (che sono tanti e hanno guadagnato bene), la nuova 13esima e la forte pressione su Berna per una riforma
Tanto per iniziare, secondo Hopflinger, tutta questa preoccupazione è eccessiva: «In realtà al momento l'AVS è ben posizionata e forte, può comodamente tenere testa a questa “emergenza boomers” che in realtà durerà solo un paio di decenni», argomenta, «un Paese ricco come il nostro non dovrebbe avere problemi a gestire questa fase. Il catastrofismo finanziario è un'arma che viene utilizzata con successo dalle classi dirigenti sin dagli anni '90».
Status quo elvetico che, secondo lui, «è sempre troppo conservatore e spaventato quando si parla di questi cambiamenti».
Stando al professore, a essere davvero preoccupante in Svizzera non è tanto il divario intergenerazionale fra pensionati ricchi (e in panciolle) e giovani mai così poveri (e senza lavoro), ma piuttosto quello più trasversale fra i ceti ricchi (e super ricchi) e quelli più poveri, fra gli abitanti delle città e delle campagne.
Secondo lui una 13esima AVS non fa nessuna differenza per un pensionato con una rendita esigua: «Probabilmente morirà prima del coetaneo abbiente, e questa cosa non vale solo per gli anziani».
Fra le soluzioni “istituzionali” ai problemi del finanziamento dell'AVS, Hopflinger scarta l'aumento dell'età pensionabile: «così si frena l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro», mentre vede tendenzialmente di buon occhio l'aumento dell'IVA: «così anche i pensionati pagherebbero».
La soluzione ottimale, per lui, però, sarebbe un'altra, radicale e provocatoria: «Dovremmo smantellare del tutto l'AVS, e con lei anche tutte le forme di sussidiarietà e di indennità per perdita di guadagno. Tutto questo verrebbe sostituito da un'assicurazione di base che viene versata a chi, in età lavorativa, per una causa o per l'altra - si tratti di maternità, malattia, studi, disoccupazione - non possa lavorare».
Chi svolge lavori parziali o lavoretti occasionali verrebbe “integrato” per il restante: «Avere una singola forma sarebbe una grande semplificazione», inoltre permetterebbe anche a chi è in età avanzata di prendersi del tempo per riorientarsi professionalmente, dinamizzarsi e riproporsi sul mondo del lavoro: in questo modo, sempre secondo lui, arriveremmo ad avere sia giovani formati sia persone anziane in grado di dare un contributo significativo, tanto alla società quanto alle casse dello Stato.