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SVIZZERA

Statuto di protezione S sotto pressione. Berna resiste alle spinte per abolirlo

Sarà garantito per gli ucraini almeno fino al 2027. Così ha deciso il Consiglio federale respingendo una mozione dell'UDC. Il motivo del rigetto? Gran parte dell’Ucraina resta «altamente insicura».
TiPress
Fonte NZZ
Statuto di protezione S sotto pressione. Berna resiste alle spinte per abolirlo
Sarà garantito per gli ucraini almeno fino al 2027. Così ha deciso il Consiglio federale respingendo una mozione dell'UDC. Il motivo del rigetto? Gran parte dell’Ucraina resta «altamente insicura».

ZURIGO - La coincidenza di alcuni eventi può sembrare casuale, ma spesso risulta significativa. Mentre a Washington si discute della sicurezza dell’Ucraina e del suo futuro come Stato indipendente, in Svizzera il dibattito si concentra sul peso del conflitto e sulla capacità del Paese di accogliere e proteggere i profughi ucraini.

Secondo i dati pubblicati lunedì e riportati dalla NZZ, nel solo mese di luglio altre 1.100 persone hanno chiesto asilo. Dall’inizio dell’anno le domande superano già quota 5.000, mentre complessivamente circa 70mila persone beneficiano attualmente dello statuto di protezione.

La mozione... respinta - Questo regime speciale, lo statuto S, è però sempre più sotto pressione. Negli scorsi mesi l’UDC ha presentato una mozione per abolirlo progressivamente – e in via definitiva – per i cittadini ucraini.

Il Consiglio federale ha discusso la proposta venerdì scorso, respingendola. Le ragioni? Gran parte dell’Ucraina resta altamente insicura. Anche le regioni occidentali, lontane dal fronte, subiscono regolarmente attacchi e bombardamenti.

Coordinarsi con l'UE - Per questo motivo Berna ritiene necessario coordinarsi con l’Unione Europea su un’eventuale revoca. L’UE, tuttavia, ha già prorogato la protezione temporanea fino al 2027, senza limitazioni geografiche. Un passo unilaterale da parte della Svizzera rischierebbe quindi di irritare i Paesi vicini, con il pericolo che molti ucraini si spostino nello spazio Schengen.

Paradossalmente, il Consiglio federale ha ricevuto sostegno anche da un esponente UDC, il consigliere di Stato argoviese Jean-Pierre Gallati, secondo cui «sostenere che in Ucraina esistano zone sicure è quasi cinico».

Una politica restrittiva sul modello norvegese - Il governo deve comunque attuare una mozione approvata lo scorso anno dal Parlamento, che impone una politica più restrittiva verso i rifugiati ucraini. L’iniziativa, presentata dalla consigliera agli Stati sangallese Esther Friedli (UDC), prevede che in futuro lo statuto S sia concesso solo a chi proviene da aree occupate dalla Russia o colpite da intensi combattimenti. Il modello è quello della Norvegia, che ha introdotto da oltre un anno una regola analoga.

I risultati, però, sono stati limitati: in Norvegia l’89% dei richiedenti ottiene comunque protezione, contro il 96–98% degli anni precedenti. Chi non riceve lo statuto chiede asilo e rimane comunque nel Paese.

Concessione in calo - Anche in Svizzera il tasso di concessione dello statuto S sta calando, pur senza nuove restrizioni: dal 95% del 2023 è sceso all’85,9% l’anno successivo, fino al 71,6% registrato nel 2025. Le ragioni principali sono due: un aumento delle domande da parte di persone che hanno già ottenuto protezione in un altro Paese e controlli più severi, dopo diversi casi di richieste presentate con documenti falsi o rubati.

Intanto cresce la quota di ucraini con statuto S che hanno trovato lavoro. Tra i 18 e i 64 anni, oggi lavora il 33,5% dei beneficiari: ancora lontano dall’obiettivo del 45% fissato dal Consiglio federale entro il 2025. Ma tra coloro che sono arrivati già nel primo anno dall’inizio della guerra, la percentuale sale al 43,7%.

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