Ecco cosa si sono detti Trump e Keller-Sutter in quei (fatali) 34 minuti

CH Media ha ricostruito la conversazione telefonica dello scorso 31 luglio: il preludio agli altissimi dazi comunicati il giorno successivo.
BERNA - 34 minuti che hanno fatto la storia. E che hanno portato agli attuali (tesi) rapporti tra Washington e Berna. Stiamo parlando della telefonata intercorsa il 31 luglio tra Donald Trump e Karin Keller-Sutter. Una telefonata i cui contenuti sono stati svelati oggi dai giornali del gruppo CH Media. Ma per svelarne i retroscena, bisogna prima fare una premessa. Ovvero che quella chiamata avrebbe dovuto farla il ministro dell'economia Guy Parmelin su invito del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti. Ma siccome Trump parla solo con i presidenti, la “patata bollente” è passata nelle mani di Karin Keller-Sutter.
Il contatto telefonico, svela l'Aargauer Zeitung (Az), è previsto per le 20.00. Ma a quell'ora Trump non risponde. Dopo dieci minuti (di panico), la conversazione inizia con vari convenevoli e l'ammirazione di Trump per la data di fondazione svizzera. Poi, però, i toni cambiano drasticamente. «Perché mi chiama?», chiede sprezzante il presidente americano. A questo punto, Keller-Sutter spiega che vorrebbe discutere della dichiarazione congiunta d'intenti negoziata tra Svizzera e Stati Uniti. Ma a Trump «non interessa» dell'accordo e si inizia a parlare dei 40 miliardi di deficit commerciale e di come questi possano essere “compensati” solo da un'aliquota elevata. La Consigliera federale replica che l'accordo affrontasse proprio questo punto, precisando che la Svizzera ha solo 9 milioni di abitanti ed è quindi normale che esporti molto. Poi ricorda come Berna non imponga dazi e offra alle aziende americane un accesso completo al mercato. Particolari, questi, che non impressionano Trump, che va avanti con il suo mantra: «È tutta una questione di deficit commerciale. La Svizzera è un Paese ricco e sta causando agli Stati Uniti una perdita di 40 miliardi. Tutto questo è inaccettabile», sbotta il presidente americano concludendo il suo monologo parlando di «furto». Un "furto" che potrebbe venire compensato solo con dazi «di almeno il 30% o addirittura il 35%».
Poi, facendo riferimento all'accordo con l'Ue, il tycoon chiede quanto la Svizzera fosse disposta a investire negli Usa. «Loro mi pagano 600 miliardi, quanto mi paghi tu?». La risposta della Presidente – «le aziende svizzere potrebbero investire fino a 200 miliardi» – non convince Trump che continua a insistere sui 40 miliardi di deficit. In un clima pesantissimo la telefonata termina alle 20.44. «Mesi di sforzi diplomatici svaniti in soli 34 minuti», commenta il SonntagsBlick. «Le dichiarazioni di Trump dimostrano quanto il suo discorso fosse volgare, sfrenato, provocatorio e sprezzante, anche dopo solo pochi minuti», aggiunge l'Az. Insomma, da quanto emerso, puntare il dito contro Keller-Sutter per la stangata sui dazi appare quanto meno ingeneroso. Perché discutere con Trump non è facile. Per nessuno.

































































