Altro missile americano su Berna: «Nessun prezzo fisso per gli F-35»

I jet costeranno almeno 650 milioni in più: Washington non è infatti disposta a concedere alla Svizzera il prezzo fisso che il Consiglio federale pensava di aver negoziato. Martin Pfister: «Stati Uniti irremovibili, ma non rinunciamo all'acquisto».
Le reazioni: Il PS: «Fallimento totale». Il PLR: «I costi aggiuntivi vanno accettati». Il Centro: «Giusto non rinunciare». Il PVL: «Rivotiamo». I Verdi: «Interrompere i pagamenti»
BERNA - Dopo la scoppola dei dazi, la Svizzera deve ingoiare un altro rospo: gli F-35 acquistati dagli Stati Uniti costeranno di più, giacché Washington non è disposta a concedere alla Svizzera il prezzo fisso che Berna pensava di aver negoziato con la controparte.
«Dopo intensi colloqui durante l'estate, condotti anche dal sottoscritto, gli Stati Uniti si sono mostrati irremovibili: non sono disposti a modificare la loro posizione, motivo per cui la Svizzera deve accettare che il prezzo per lotto di produzione corrisponda al valore negoziato tra il governo americano e il costruttore Lockheed Martin», ha dichiarato il "ministro" della difesa, Martin Pfister, in conferenza stampa.
Pfister ha ribadito che «per la Svizzera il prezzo negoziato era fisso», come indicato sul contratto d'acquisto, anche se si era consapevoli dell'esistenza di un certo rischio, come indicato anche da diverse perizie giuridiche. Purtroppo gli americani la pensano in modo diverso e, nonostante gli sforzi diplomatici, non è stato possibile trovare una soluzione.
Da 650 milioni a 1,3 miliardi
Tale situazione significa, concretamente, ha aggiunto il consigliere federale di Zugo, che al momento attuale non è ancora possibile indicare i costi complessivi precisi dell'acquisto - calcolati in 6 miliardi di franchi all'inizio e su cui si è votato - poiché dipenderanno essenzialmente dall'ulteriore andamento dell'inflazione negli Usa, dall'evoluzione dei prezzi delle materie prime sui mercati mondiali e da altri fattori, come ad esempio gli aumenti dei prezzi dovuti ai dazi doganali imposti dagli Stati Uniti a livello mondiale.
«Da ciò risulta la fascia già comunicata alla fine di giugno dei possibili costi supplementari per l'acquisto degli F-35A, compresi tra 650 milioni e 1,3 miliardi di franchi», ha precisato il consigliere federale del Centro.
La vicenda
Il bubbone dei jet è scoppiato a fine giugno. Da allora Berna e Washington sono coinvolti in una controversia sul prezzo di acquisto dei 36 caccia F-35A.
Da una parte il Consiglio federale sostiene che il prezzo sia fissato a circa 6 miliardi di franchi. Dall'altra gli Stati Uniti parlano di un «malinteso» e rivendicano un supplemento multi-milionario causato da inflazione e aumento dei prezzi delle materie prime.
Per Washington, infatti, il contratto è stato stipulato tramite il programma "Foreign Military Sales", che non prevede una risoluzione legale delle controversie, rendendo necessaria una soluzione diplomatica. Soluzione diplomatica che non c'è stata.
Dibattito politico
Il caso ha sollevato un acceso dibattito politico in Svizzera, con l'ex consigliera federale Viola Amherd sotto attacco da più parti e la Commissione della Gestione del Consiglio Nazionale che ha avviato un'ispezione parlamentare.
Un documento confidenziale ha infatti rivelato che il "prezzo fisso" garantito dagli Stati Uniti si riferisce solo al prezzo pagato da Washington a Lockheed Martin, senza escludere costi aggiuntivi dovuti a inflazione e materie prime.
Inoltre, il tasso di cambio bloccato al momento della firma del contratto ha impedito alla Svizzera di beneficiare di un franco più forte. È poi emerso, successivamente, anche che il prezzo d'acquisto non comprendesse quasi nessun armamento: solo 24 dei 36 jet saranno dotati di un'arma e mancheranno missili a medio e lungo raggio.
Berna non torna indietro
Tutto questo non ha però fatto cambiare idea al Consiglio federale che per bocca del successore di Viola Amherd, Martin Pfister, ha dichiarato di non voler fare nessun passo indietro. Al momento infatti anche con i costi aggiuntivi, «l'F-35 rimarrebbe meno costoso dei concorrenti». A ogni modo, il Governo intende «esaminare tre opzioni» per far fronte ai maggiori costi, ha affermato il ministro della difesa. In particolare, si potrebbero acquistare un minor numero di velivoli, rinegoziare col costruttore la questione degli affari di compensazione, o chiedere un credito supplementare al Parlamento.
La questione degli F-35 era poi tornata prepotentemente in voga, politicamente parlando, dopo l'annuncio degli Stati Uniti di imporre dazi del 39% sulle importazioni dalla Svizzera. Con il consigliere nazionale Hans-Peter Portmann (PLR) che - tramite una mozione - ha richiesto di rivedere il contratto d'acquisto degli F-35, suggerendo di valutare la possibilità di recedere dal contratto o di acquistare solo quanto già pagato, colmando eventuali lacune con sistemi europei.
Rivotare?
A proposito del voto popolare che ha dato il via libera alla transazione, rispondendo alle domande dei giornalisti, Pfister ha asserito che il Consiglio federale dovrà senz'altro studiare il problema, ossia valutare l'opportunità di una nuova votazione, ma ha altresì fatto notare che i tempi sono stretti visto che il 2030 è dietro l'angolo.
Un gruppo di lavoro del DDPS, guidato dal futuro comandante delle Forze aeree, divisionario Christian Oppliger, si occuperà di convalidare in modo critico le supposizioni formulate all'epoca e rivaluterà l'equipaggiamento finale per la difesa aerea, tenendo conto della situazione in materia di politica di sicurezza e finanziaria, ha spiegato Pfister. Il DDPS presenterà al Consiglio federale una proposta sull'ulteriore modo di procedere entro la fine di novembre 2025.
LE REAZIONI:
Il PS: «Fallimento totale» - Il Consiglio federale deve smettere di chiudere gli occhi davanti a questo fallimento totale e rinunciare all'acquisto dell'F-35, optando per alternative europee. È quanto chiede il Partito socialista (PS), dopo che oggi il ministro della difesa Martin Pfister ha annunciato che i velivoli costeranno effettivamente molto di più del previsto (fino a 1,3 miliardi supplementari). Per il partito, è chiaro che la popolazione è stata ingannata, visto che le era stata promessa una flotta completa di aerei da combattimento per 6 miliardi di franchi. «Esigiamo che possa nuovamente pronunciarsi sull'acquisto», afferma la co-presidente del PS Mattea Meyer, citata in una nota. «Questo evento, l'ultimo di una lunga serie di problemi che hanno accompagnato questa acquisizione sin dall'inizio, dimostra ancora una volta che il progetto deve essere immediatamente interrotto», aggiunge dal canto suo l'altro co-presidente, Cédric Wermuth. Per lui, la creazione di un gruppo di lavoro è solo «fumo negli occhi».
Il PLR: «Bisogna accettare i costi aggiuntivi» - Bisogna accettare i costi aggiuntivi degli F-35, anche se fa male. È in questi termini che il PLR ha reagito alla conferma odierna da parte del ministro della difesa Martin Pfister. In una nota, il partito appoggia pienamente di Consiglio federale e sottolinea l'assoluta necessità di dotarsi dei velivoli. Auspica tuttavia chiarimenti su eventuali errori nel processo di acquisto. Senza i nuovi jet, tra pochi anni la Svizzera si ritroverà di fatto senza difesa aerea, il che equivarrebbe a un harakiri in materia di politica di sicurezza, scrive il PLR. «In un mondo caratterizzato dall'aggressività russa, dall'escalation dei conflitti in Medio Oriente e dal riarmo globale, l'F-35 è più importante che mai». Il netto aumento del prezzo getta comunque una cattiva luce sull'ex consigliera federale Viola Amherd, che ha «sottolineato per anni di aver concordato un prezzo fisso con gli Stati Uniti», prosegue la nota. Secondo il partito, il Consiglio federale e le commissioni di gestione competenti devono chiarire in modo esaustivo come si è arrivati a questa falsa aspettativa e se sono stati commessi errori nel processo di acquisto. Il PS e i Verdi farebbero bene a non approfittare della situazione per affossare il progetto, chiude il PLR.
«Giusto non rinunciare» per il Centro - Il Centro accoglie con favore il fatto che il Consiglio federale tenga fede all'acquisto degli F-35 e rispetti il credito di circa 6 miliardi di franchi approvato dal popolo. Nuovi aerei da combattimento sono essenziali per garantire la sicurezza dello spazio aereo svizzero in futuro. In una nota, il partito «si compiace che il Consiglio federale abbia oggi fornito chiarimenti in merito all'acquisto degli F-35. Gli Stati Uniti non sono disposti a cambiare posizione. La Svizzera deve accettare di non poter imporre un prezzo fisso». Per il Centro quella fatta dal Consiglio federale è «una precisazione importante, tenuto conto delle nostre attuali relazioni con gli Stati Uniti. Va ricordato e riconosciuto che il Consiglio federale, durante i negoziati dell'epoca, aveva cercato di ottenere le migliori condizioni possibili per la Svizzera. Inoltre, anche le perizie esterne pubblicate oggi confermano che la Svizzera doveva partire dal presupposto che i costi negoziati con gli Stati Uniti costituissero un prezzo fisso».
PVL: «Rivotare o trovare soluzioni» - Se gli F-35 costano fino al 25% in più di quanto annunciato alla popolazione, bisogna rivotare. È questa, in sintesi, la posizione dei Verdi Liberali (PVL) in merito al prezzo decisamente al rialzo confermato oggi dal ministro della difesa Martin Pfister. Il partito chiede al Consiglio federale di trovare una soluzione che rientri nei limiti approvati alle urne (6 miliardi di franchi). «Quello commesso dal governo è un errore più che grave», scrive il PVL in una nota. Per il partito non si può «accettare semplicemente questo sovrapprezzo» e ricorda come i cittadini abbiano votato fidandosi di quanto promesso dal Consiglio federale, che parlava di «offerta economicamente, tecnicamente e militarmente più vantaggiosa con un prezzo chiaro». «Ora tutto è cambiato. Ciò equivale a una violazione del dovere di diligenza», sottolinea il consigliere nazionale Beat Flach (AG), citato nella nota.
I Verdi: «Interrompere immediatamente i pagamenti» - Bisogna interrompere immediatamente l'acquisto degli F-35. Lo ribadiscono i Verdi, dopo che oggi il ministro della difesa Martin Pfister ha confermato che costeranno molto di più del previsto. Prevedendo ulteriori aumenti, il consigliere nazionale Balthasar Glättli (ZH) chiede sulla piattaforma Bluesky di fermare immediatamente i pagamenti rateali e aggiunge: «Meglio una fine dolorosa che un dolore senza fine». Per Glättli - ex presidente del partito - il Parlamento deve poter esaminare in tempi brevi una sua mozione in merito, che tra l'altro chiede anche una nuova analisi delle minacce alla sicurezza dello spazio aereo. La Svizzera dovrebbe a suo avviso concentrarsi sulla polizia aerea, la protezione delle infrastrutture speciali come dighe o centrali nucleari e sulla minaccia rappresentata dai droni. Glättli mette inoltre in guardia dalla dipendenza dagli Stati Uniti.




















































































































