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SVIZZERA

Trump scuote la Svizzera con i dazi: ecco come reagiscono le aziende

Nestlé, Läderach, Mikron, Swisslog hanno tutte strategie diverse
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Trump scuote la Svizzera con i dazi: ecco come reagiscono le aziende
Nestlé, Läderach, Mikron, Swisslog hanno tutte strategie diverse

ZURIGO - Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha scioccato la Svizzera il 1° agosto con l’introduzione di pesanti tariffe doganali. I dazi impongono un prelievo del 39 per cento sulle esportazioni svizzere verso gli USA. 20 Minuten ha interpellato alcune aziende elvetiche dei settori maggiormente colpiti per capire come stanno reagendo.

Le imprese attive nei beni di consumo, come Lindt, avvertono in modo particolare l’impatto della misura, dato che gli Stati Uniti rappresentano un mercato chiave, secondo quanto riferisce la piattaforma di trading Etoro. Le domande inviate al colosso del cioccolato Lindt & Sprüngli di Kilchberg (ZH) per ora sono rimaste senza risposta.

Läderach resta fedele alla produzione in Svizzera - Più disponibile, invece, la Läderach di Ennenda (GL). Un portavoce dell’azienda ha dichiarato: «Valuteremo l'annuncio per la nostra realtà. Tuttavia, continueremo a produrre il nostro cioccolato esclusivamente in Svizzera». Questo nonostante Läderach gestisca decine di punti vendita negli Stati Uniti.

Diversa la situazione per Nestlé, il più grande gruppo alimentare al mondo con sede a Vevey (VD): l’azienda produce già direttamente sul territorio americano. Un portavoce ha scelto di non commentare i nuovi dazi, limitandosi a precisare che «oltre il 90 per cento dei prodotti venduti negli Stati Uniti è anche fabbricato lì».

Il settore meccanico risulta particolarmente penalizzato - Marc Desrayaud, CEO del gruppo tecnologico Mikron con sede a Boudry (NE), ha appreso della notizia nel cuore della notte tramite i media: «Ho potuto solo scuotere la testa», racconta.

Mikron, che impiega circa 1.600 persone e sviluppa soluzioni per la produzione industriale, realizza un quinto del proprio fatturato negli Stati Uniti. Sebbene possieda uno stabilimento a Denver, oltre la metà del volume d’affari americano proviene da esportazioni dirette dalla Svizzera.

«Siamo colpiti in pieno dai dazi», spiega Desrayaud. «La Svizzera si trova ora in una posizione svantaggiata rispetto a Europa, Giappone e concorrenti statunitensi. Con queste tariffe e un franco forte, esportare negli USA diventa praticamente impossibile».

Ripensare la strategia senza emotività - Secondo il CEO di Mikron, è ora necessario valutare con freddezza l’attività commerciale negli Stati Uniti e rafforzare la presenza in altri mercati. «Continueremo a supportare strategicamente il mercato statunitense con le nostre tecnologie produttive più avanzate. Ma mi chiedo se valga ancora la pena investire negli Stati Uniti, sapendo che decisioni politiche estemporanee possono cambiare le regole del gioco in modo brutale e unilaterale da un giorno all’altro».

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