I baby boomers verso la pensione: «Mancheranno 400mila lavoratori»

L’allarme lanciato dall’OCSE e dalla BNS sulla tendenza negativa della demografia in Europa toccherà anche la Svizzera nel prossimo futuro. Ecco come, e cosa potrebbe cambiare.
BERNA - Il basso tasso di natalità potrebbe causare non pochi grattacapi all’economia svizzera. Lo dice un rapporto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), pubblicato all’inizio del mese di luglio, che mette in guardia contro le conseguenze negative del nuovo trend demografico.
Il ritmo di crescita - Un dato emerge su tutti: il ritmo di crescita nei paesi occidentali rallenterà nei prossimi 10 anni di circa il 40%.
La contrazione demografica però avrà un impatto diverso a seconda del contesto economico. Gli Stati Uniti, per esempio, non subiranno un rallentamento della crescita così marcato come nei paesi europei. La ragione? Fino a pochi anni fa, il tasso di natalità reggeva la soglia dei due figli per donna.
Un tasso di natalità minimo - E la Svizzera? L’ultima volta che la Confederazione aveva raggiunto un tasso di natalità di due figli per donna era negli anni '70. Ora è addirittura sceso al di sotto di 1,3.
Per questo motivo, l'OCSE prevede un calo della crescita molto più marcato rispetto alla media del 40% per la Svizzera e per la maggior parte dei paesi a noi vicini, come Germania, Austria e Italia. L'Organizzazione non fornisce però una stima esatta.
La Banca nazionale svizzera (BNS) ha invece pubblicato un nuovo rapporto di ricerca che indaga in che misura la mancanza di giovani lavoratori rallenterà la nostra economia.
«Mancheranno 400mila lavoratori» - Il rapporto evidenzia che, nei prossimi dieci anni, il numero di giovani che entreranno nel mercato del lavoro sarà inferiore di 400mila unità rispetto a quello di coloro che ne usciranno. La carenza di forza lavoro nazionale è già evidente oggi: il saldo attuale è negativo per circa 25mila persone l’anno.
In assenza di immigrazione, questo rappresenterebbe la perdita netta annuale della popolazione in età lavorativa. Ma la situazione è destinata a peggiorare: nel giro di pochi anni, il divario demografico raddoppierà, toccando le 50mila unità, a causa dell’imminente pensionamento della generazione dei baby boomers.
Per il momento la Svizzera è riuscita a compensare questa tendenza negativa con i lavoratori stranieri. E i numeri lo dimostrano chiaramente: attualmente, in Svizzera ci sono 133mila persone di 35 anni. Di queste, solo 93'000 vivevano già nella Confederazione 15 anni fa. Questo significa che circa 40mila — quasi un terzo — sono arrivati dall’estero nel corso di quel periodo.
L'impatto dell'immigrazione - La Banca nazionale ipotizza che l'immigrazione si stabilizzerà su un totale di 56mila persone all'anno. Sulla base di questa ipotesi, la forza lavoro aumenterà di 310mila unità nei prossimi dieci anni.
Un dato che può far sperare, ma che si scontra con la realtà: nell'ultimo decennio la forza lavoro è cresciuta di 670mila unità, quasi il doppio.
Le soluzioni - Il mazzo da cui Berna dovrà pescare la soluzione o le soluzioni non è ampio. La BNS individua alcune strategie per compensare la crescita più lenta del PIL. Un maggior numero di persone in età lavorativa potrebbe entrare o rientrare nel mercato del lavoro.
I lavoratori occupati, inoltre, potrebbero aumentare il proprio orario di lavoro. Tra le altre soluzioni menzionate nel rapporto figurano anche l’innalzamento dell’età pensionabile e un incremento dell’immigrazione di manodopera.























