Studenti ticinesi con il doppio delle vacanze estive rispetto agli zurighesi


Il calendario scolastico svizzero è davvero frammentario, tanto che può variare non solo tra cantoni, ma anche tra comuni. Le motivazioni sono storiche
Il calendario scolastico svizzero è davvero frammentario, tanto che può variare non solo tra cantoni, ma anche tra comuni. Le motivazioni sono storiche
ZURIGO - Tre, cinque o addirittura dieci settimane: la durata delle vacanze estive varia notevolmente a seconda del cantone. Lucien Criblez, storico dell’educazione, spiega perché esistono queste differenze e quali vantaggi e svantaggi ne derivano.
Il calendario scolastico in Svizzera è tutt’altro che uniforme. Ogni cantone – e in certi casi persino ogni comune – decide autonomamente la durata delle ferie. Secondo dati del TCS basati sulle informazioni della CDPE (Conferenza dei direttori cantonali della pubblica educazione), la maggior parte dei cantoni offre cinque o sei settimane estive. Ma ci sono eccezioni clamorose.
Per esempio, da questa settimana anche gli studenti zurighesi sono finalmente in vacanza per cinque settimane di pausa estiva, tra le più brevi del Paese. In Ticino, ad esempio, le vacanze durano il doppio.
Il Ticino in testa con dieci settimane - Nel nostro cantone gli studenti possono godersi ben dieci settimane di vacanze estive, il record nazionale. Anche a Friburgo e Ginevra la pausa è generosa: rispettivamente otto e otto settimane e mezzo. All’estremo opposto si trova Argovia, dove ufficialmente sono previste solo tre settimane di vacanze estive, anche se molti comuni aggiungono altre quattro settimane sparse nel corso dell’anno.
Complessivamente, dunque, Ticino e Friburgo guidano la classifica con 15 settimane di vacanze scolastiche totali all’anno, contro le 12-14 della maggior parte dei cantoni.

Una questione storica (e agricola) - Ma perché esistono differenze così significative? Secondo lo storico dell’educazione Criblez, tutto si spiega con il federalismo elvetico e una buona dose di tradizione.«“È l’effetto della path dependence – decisioni prese nel passato che continuano a influenzare il presente, anche quando non hanno più molto senso», afferma.
Un tempo i bambini andavano a scuola solo in inverno: in estate servivano nei campi. Da lì nasce la lunga pausa estiva, che in alcuni cantoni è rimasta praticamente intatta. Il Vallese, ad esempio, ha conservato otto settimane estive fino a oggi. «Oggi questo sistema è anacronistico, ma è difficile cambiarlo - dichiara - È un po’ come la disposizione delle lettere sulla tastiera: superata, ma ormai radicata».
Vacanze lunghe, rendimento basso? Non sempre - C’è chi si chiede se tutte queste ferie non penalizzino l’apprendimento. «In generale, più ore di lezione portano a risultati migliori», conferma Criblez. «Quindi, in teoria, più vacanze dovrebbero essere uno svantaggio». Ma il caso del Ticino dimostra il contrario: nonostante le lunghe pause, gli studenti ticinesi ottengono ottimi risultati nei test scolastici nazionali. Un’eccezione che fa riflettere.
Tentativi di armonizzazione? Pochi, e senza successo - Negli anni ci sono stati sforzi per uniformare i calendari scolastici, ma con scarsi risultati. L’unico standard valido dal 1970 è un minimo di nove anni di istruzione obbligatoria e almeno 38 settimane di scuola all’anno. Il resto è lasciato ai cantoni – e al loro spirito di indipendenza.