Il divieto di operazioni per minori transgender ha poche chance

Lo ha chiesto di recente la direttrice della sanità del Canton Zurigo, Natalie Rickli. La Confederazione, tuttavia dubita di avere la competenza per intervenire.
ZURIGO - Il Canton Zurigo vuole una regolamentazione per i trattamenti rivolti agli adolescenti transgender. Lunedì, la direttrice della sanità Natalie Rickli (UDC) ha chiesto alla Confederazione di valutare un divieto degli interventi irreversibili sui minorenni.
Questo comprenderebbe non solo gli interventi chirurgici per l’adeguamento del sesso, ma anche la somministrazione di bloccanti della pubertà. Rickli basa le sue richieste su un’analisi da lei stessa commissionata, che mostra un aumento, negli ultimi anni, degli interventi chirurgici di adeguamento del sesso.
L'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) dubita che la Confederazione abbia il potere di imporre un simile divieto. Se anche fosse possibile, servirebbe una nuova legge. In linea generale, la competenza per l’assistenza sanitaria è dei Cantoni. Zurigo, dal canto suo, sostiene – sulla base di un parere legale – che la questione debba essere affrontata a livello federale. Il Consiglio federale, però, aveva già dichiarato a maggio che la decisione spetta ai medici.
Reazioni a Berna - La consigliera nazionale UDC Nina Fehr Düsel intende portare la richiesta di Rickli in Parlamento. Al Tages-Anzeiger ha dichiarato che in autunno presenterà un’iniziativa parlamentare in tal senso.
Per la consigliera nazionale socialista zurighese Céline Widmer, un divieto è la strada sbagliata: si tratterebbe di «pura politica simbolica sulla pelle di persone vulnerabili». I dati mostrano che si tratta di pochi casi isolati.
Anche il consigliere nazionale dei Verdi liberali Patrick Hässig è contrario: «Chi non è direttamente toccato dalla questione difficilmente può comprendere e prendere decisioni giuste». Queste dovrebbero essere prese con consapevolezza, tempo e un valido supporto: «Prerogative che attribuisco più volentieri ai professionisti della salute che a noi politici».
Contrario a un divieto nazionale è anche Lorenz Hess (Il Centro): «Non bisogna ogni volta, di fronte a un nuovo fenomeno o a un possibile sviluppo problematico, creare subito una nuova legge». Per farlo, sostiene, servirebbero anche dati sui numeri dei casi e sui costi.
Scettica sull’utilità di un divieto è anche la consigliera nazionale UDC Diana Gutjahr. Da un lato, i numeri nel Canton Zurigo sono piuttosto bassi, dall’altro: «Se un bambino ha davvero un problema, bisogna aiutarlo».