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SVIZZERA

Adolescenti in moto, tra incidenti gravi e morti: «Troppo impulsivi. In sella non prima dei 16 anni»

L’UPI punta il dito contro la modifica di legge che ha abbassato l'età di accesso alle moto e chiede l’innalzamento dell’età minima
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Fonte UPI
Adolescenti in moto, tra incidenti gravi e morti: «Troppo impulsivi. In sella non prima dei 16 anni»
L’UPI punta il dito contro la modifica di legge che ha abbassato l'età di accesso alle moto e chiede l’innalzamento dell’età minima

BERNA - Nelle ultime settimane, diversi gravi incidenti che hanno coinvolto giovani motociclisti hanno fatto scalpore. Stando a quanto riferisce l'Ufficio Prevenzione Infortuni (UPI), non è una situazione isolata. Il numero di infortuni gravi negli under 18 è più che raddoppiato da quando, nel 2021, il legislatore ha modificato l’Ordinanza sull’ammissione alla circolazione di persone e veicoli (OAC), consentendo ai quindicenni di guidare motociclette e scooter fino a 45 km sulle strade svizzere.

«I sedicenni hanno persino accesso a moto da 125 ccm», spiega l'UPI. La critica è chiara: «Sebbene l’adeguamento non fosse stato necessario, si è deciso di allineare la legislazione svizzera a quella in vigore in alcuni Paesi dell’Ue. Tuttavia, già allora era noto che le e gli adolescenti rappresentano una categoria particolarmente a rischio per quanto riguarda gli incidenti stradali», viene sottolineato.

La modifica della legislazione avrebbe avuto come risvolto della medaglia un «notevole aumento del numero di infortuni». «Ogni anno 135 adolescenti tra i 15 e i 17 anni sono rimasti gravemente feriti in incidenti motociclistici, quattro hanno perso la vita. A titolo di confronto: nei tre anni precedenti alla modifica di legge, la media annua era di 51 adolescenti in moto rimasti gravemente feriti e un decesso», fa notare l'UPI.

L’inesperienza incontra motori potenti - L’analisi degli incidenti condotta dall'UPI dimostrerebbe quanto sia pericolosa per i giovani la combinazione di una scarsa esperienza di guida e di una moto più potente.

Questo, viene spiegato, è dovuto a diversi fattori: «Anche dopo la formazione e l’ottenimento del permesso di guida, le motocicliste e i motociclisti giovani non hanno ancora sufficiente esperienza nella circolazione stradale. Devono migliorare la padronanza della moto. Al contempo, la loro scarsa familiarità con il traffico motorizzato rende difficile riconoscere i pericoli e valutare correttamente le situazioni di traffico». A questi fattori si aggiungono caratteristiche tipiche dell’età adolescenziale: «Un controllo degli impulsi meno sviluppato, una maggiore propensione al rischio e una tendenza a sopravvalutare le proprie capacità svolgono un ruolo importante».

La statistica sugli incidenti mostra che questi fattori diventano ancora più critici quando si abbassa l’età di accesso a motociclette più potenti e quindi più veloci. «Maggiore è la velocità, maggiore è il rischio d’incidente e la gravità delle lesioni in caso di impatto».

L’UPI chiede maggiore protezione - Come misura di accompagnamento, il legislatore ha aumentato da 8 a 12 ore la formazione pratica di base obbligatoria per le allieve e gli allievi di motociclette della sottocategoria A1. Che per L'UPI, cifre alla mano, non sono sufficienti. Per questo motivo, la Confederazione intende valutare ulteriori misure, ad esempio sul contenuto o sulla durata della formazione pratica di base.

L’UPI accoglie con favore l’iniziativa, ma ritiene che, anche con altre misure di accompagnamento, gli adolescenti in moto restino una categoria ad alto rischio d’incidenti. Per ottenere una riduzione duratura del numero d’incidenti, chiede dunque di alzare a 16 anni l’età minima per guidare una moto e consentire l’accesso ai veicoli da 125 ccm solo a partire dai 18 anni.

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