Capanne alpine a secco a causa del caldo: «Docce da 3 minuti, di più non si può»


Con la neve che si scioglie ad alta quota, l'acqua diventa un bene davvero raro e non resta che sperare in un crollo delle temperature.
Con la neve che si scioglie ad alta quota, l'acqua diventa un bene davvero raro e non resta che sperare in un crollo delle temperature.
ZURIGO - Il sole batte implacabile sulla roccia nuda. Dietro il rifugio Konkordia, a 2'850 metri di quota sopra il ghiacciaio dell’Aletsch, la neve è sparita. E siamo solo a fine giugno. Per Andreas Mazenauer, custode del rifugio CAS, l’estate si apre con un pensiero fisso: l’acqua.
Settantamila litri nei serbatoi, raccolti in anticipo a inizio mese grazie alla neve in scioglimento. Ora che la coltre bianca è finita, resta solo la pioggia, scarsa e incerta. «Raccogliamo ogni goccia, ma sono quantità minime», dice Mazenauer. Se l’acqua finisce, la stagione si chiude in anticipo.
La vita quotidiana è già all’insegna del risparmio: l’acqua della pasta viene riutilizzata, niente docce per gli ospiti, e tre minuti cronometrati – con interruzioni – per il personale. «Fare la doccia come un Navy SEAL», la chiama il custode. Nei bagni, i rubinetti erogano il minimo indispensabile per garantire l’igiene.
Mazenauer resta fiducioso, ma preoccupato. Il ghiacciaio si scioglie così rapidamente che ha dovuto allungare la scala d’accesso al rifugio. «Senza acqua, non si va avanti», ripete.
Più a sud, la situazione è ancora più critica. Al rifugio Gandegg, sopra Zermatt, l’acqua arriva solo da una neviera artificiale coperta con teli geotessili. Di solito basta per l’estate. «Quest’anno la vedo sciogliersi a vista d’occhio», racconta Felix Kessler, alla sua terza stagione da custode.
Il paradosso? Ora l’acqua abbonda, ma il serbatoio da 10.000 litri è già pieno. L’eccesso defluisce e si perde. Quando la neviera sarà esaurita, si passerà in emergenza. Kessler studia un piano B: pompare acqua da un laghetto 80 metri più in basso. Ma servono tempo, energia e attrezzature. «In alternativa, dovremmo trasportare l’acqua con veicoli – ma i costi sono elevati. Per ora, spero in due o tre settimane di freddo».
Il CAS: «Per ora non è un'emergenza, ma...»
«Per ora non sono ancora arrivate segnalazioni di rifugi che si trovano in un vero stato di emergenza per quanto riguarda l'approvigionamento idrico», afferma il responsabile dei rifugi del CAS Ulrich Delang, «con il protrarsi del caldo potrebbero verificarsi delle carenze nel corso dell'estate soprattutto per i rifugi che dipendono dalla neve e dall'acqua piovana». Regioni come le valli laterali del sud del Vallese o il sud dei Grigionisono particolarmente a rischio. «Anche se molti gestori si sono mossi in anticipo, equipaggiandosi con cisterne più grandi e wc a secco, lo sforzo necessario per garantire l'approvigionamento è ogni anno più», conclude.
«Le cose rischiano di diventare piuttosto tese ad agosto», commenta il gestore della capanna Lischana in Bassa Engadina (GR) Christian Wittwer. «Qui la neve ha iniziato a fondersi circa un mese prima del solito. Abbiamo 15'000 litri di acqua di scorta e solitamente per ogni ospite ne consumiamo dai 10 ai 15 litri. Qui non ci sono docce e il wc è “a secco”. Quindi potremmo probabilmente farcela, in teoria... certo se facesse un po' più fresco... ».
In caso le scorte dovessero esaurirsi, Wittwer non ha dubbi: «Dovremmo chiudere in anticipo, un gran peccato ma per noi pensare di portare delle taniche d'acqua in elicottero è escluso».