Pistole ad acqua e multe salate: aumentano le denunce per acquisti online


Il Consiglio federale e i parlamentari vogliono chiudere il "sito trappola" di Temu
Il Consiglio federale e i parlamentari vogliono chiudere il "sito trappola" di Temu
Continuano a moltiplicarsi in Svizzera le denunce contro persone che ordinano su piattaforme online, spesso inconsapevolmente, prodotti vietati dalla legge. Tra questi, figurano armi-giocattolo troppo simili a quelle reali, che vengono classificate come armi-imitazione soggette a restrizioni. Le sanzioni non sono lievi: oltre all’iscrizione nel casellario giudiziale, si rischiano multe salate. I rivenditori online, invece, restano perlopiù impuniti.
Un caso emblematico è quello di un politico locale del Canton Argovia, condannato per "importazione illecita colposa di armi" dopo aver acquistato su Temu due pistole ad acqua con l’aspetto simile a quello delle Glock austriache. Un episodio che ha sollevato forti critiche da parte del consigliere agli Stati Beat Rieder (EVP), che denuncia una disparità di trattamento tra consumatori e grandi piattaforme di vendita. «I piccoli vengono impiccati, ai grandi è tutto permesso», ha dichiarato, chiedendo sanzioni anche per i rivenditori, o almeno la depenalizzazione di questi "casi bagatella".
Il Consiglio federale: sì alla riforma, ma responsabilità resta agli acquirenti - Il Consiglio federale non ha accolto la richiesta di Rieder, ma sta elaborando una revisione del regolamento sulle armi. In futuro, solo le imitazioni così realistiche da ingannare anche un esperto saranno soggette a obbligo di dichiarazione. Oggi, basta che una persona inesperta possa scambiarle per vere.
Nel frattempo, Fedpol afferma di voler dialogare con i fornitori per sensibilizzarli alla legislazione elvetica, come già avvenuto parzialmente con i venditori di Softair. Tuttavia, non sono ancora stati presi contatti con grandi operatori come AliExpress o Temu.
Critiche bipartisan e richiesta di regole per i venditori - Rieder non si accontenta. Sottolinea che il nodo principale – la disparità di trattamento – resta irrisolto: «Se una grande azienda svizzera vendesse armi-giocattolo illegali, la polizia busserebbe subito alla porta. Invece perseguitano cittadini comuni per delle pistole ad acqua».
Una posizione condivisa, in parte, anche da Ueli Schmezer (PS), esperto di protezione dei consumatori. Secondo lui, è giusto evitare di sovraccaricare i tribunali, ma «allentare il regolamento sulle armi è pericoloso»: un’arma-imitazione potrebbe essere usata per scopi criminali, come una rapina.
Schmezer propone di intervenire sui canali di vendita: i siti dovrebbero chiaramente indicare quali prodotti sono vietati in Svizzera, prevenendo così l’importazione illegale e le conseguenti denunce. «Servono regole vincolanti per chi vende a clienti svizzeri».
Fedpol: gli acquirenti devono informarsi - Dal canto suo, Fedpol ribadisce che la responsabilità resta agli acquirenti. «Non si può pretendere che le piattaforme internazionali conoscano tutte le leggi del mondo. I cittadini devono informarsi prima di acquistare», afferma l’autorità federale, che ricorda come le polizie cantonali conducano regolarmente campagne di sensibilizzazione.
In sintesi, mentre cresce il numero di cittadini colpiti da sanzioni sproporzionate per acquisti online apparentemente innocui, il dibattito politico si concentra su come bilanciare prevenzione, giustizia e responsabilità tra consumatori e grandi piattaforme globali.
La «Fondazione Protezione Consumatori» è d’accordo con Rieder: «La vendita di prodotti vietati in Svizzera è un problema serio.» Per i consumatori spesso non è riconoscibile che certi prodotti siano illegali. «Questo vale anche per articoli che non ricadono sotto la legge sulle armi – ad esempio puntatori laser o fuochi d’artificio».
«Il dialogo con le piattaforme è in linea di massima sensato», affermano i rappresentanti dei consumatori. «Tuttavia il problema di fondo resta: prodotti illegali arrivano ancora ai clienti inconsapevoli tramite grandi piattaforme online. Finché i gestori non saranno chiamati alla responsabilità, cambierà poco».
Di conseguenza, i difensori dei consumatori chiedono «regole vincolanti e trasversali a tutte le piattaforme» per tutto il commercio online. «Chi vende prodotti espressamente in Svizzera è corresponsabile della loro conformità al diritto svizzero».