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SVIZZERA

Giornalista viola il divieto di pubblicità dei medicamenti

La donna ha raccontato la sua esperienza personale legata agli attacchi di emicrania, elogiando gli effetti di un farmaco.
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Fonte ats
Giornalista viola il divieto di pubblicità dei medicamenti
La donna ha raccontato la sua esperienza personale legata agli attacchi di emicrania, elogiando gli effetti di un farmaco.

SAN GALLO - I media non devono pubblicare articoli sui medicamenti soggetti a prescrizione medica che possano dare l'impressione di essere pubblicitari, perché ad esempio ne elogiano gli effetti. Lo ha stabilito il Tribunale amministrativo federale (TAF), confermando una decisione presa da Swissmedic contro un editore.

Nello specifico, il caso riguarda un pezzo, pubblicato sia su carta sia online, firmato da una giornalista, nel quale la diretta interessata raccontava la sua esperienza personale legata agli attacchi di emicrania. Dopo aver intervistato un neurologo sullo stato della ricerca, le cause e le terapie, l'autrice dell'articolo menzionava un nuovo farmaco, presentandolo come una «rivoluzione» nel trattamento di questa sindrome.

In seguito a reclami, Swissmedic ha avviato un procedimento e ha vietato l'articolo. All'editore è stato chiesto di ritirare la versione pubblicata su Internet. Questi si è però opposto, portando il caso davanti al TAF.

Nella sentenza pubblicata oggi, i giudici sangallesi sottolineano che la legge sugli agenti terapeutici vieta qualsiasi tipo di pubblicità per i medicamenti soggetti a prescrizione. Un articolo rivolto a un pubblico ampio è quindi ammissibile solo se contiene informazioni generali sulla salute o sulle malattie, senza fare riferimento, direttamente o indirettamente, a un farmaco in particolare.

In questa situazione, la giornalista citava il nome del prodotto, il suo principio attivo e il titolare dell'autorizzazione. Secondo il TAF, l'esperienza descritta indicava chiaramente una preferenza personale per il nuovo medicamento e poteva influenzare il comportamento dei consumatori.

Inoltre, la presentazione positiva trascurava effetti collaterali potenzialmente gravi, implicando un'efficacia superiore rispetto ad altri trattamenti. In conclusione, il TAF ha ritenuto che l'articolo non fosse né completo, né obiettivo e neanche equilibrato. La sentenza può comunque ancora essere impugnata presso il Tribunale federale (TF).

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