Il dramma domestico-tipo: il killer è svizzero, ha 60 anni e la vittima è la sua compagna

Un rapporto commissionato dal Consiglio federale svela che i femminicidi sono una realtà. E non sempre non è chiaro da dove arrivi l'arma.
Uno studio commissionato dall’Ufficio federale per l’uguaglianza fra donna e uomo (UFU) analizza gli omicidi commessi in ambito domestico con armi da fuoco. Il Consiglio federale è stato informato dei risultati in occasione della seduta del 26 febbraio 2025.
L’indagine mostra che a commetterli sono quasi esclusivamente uomini, per lo più svizzeri di età superiore ai 60 anni. A essere particolarmente a rischio sono le donne svizzere della stessa fascia d’età. Lo studio mostra inoltre che spesso mancano informazioni circa la legalità e la provenienza delle armi da fuoco.
Le armi da fuoco giocano un ruolo centrale negli omicidi commessi in Svizzera. Sebbene il numero di omicidi compiuti con questo tipo di armi sia complessivamente calato negli ultimi 30 anni, questo calo è nettamente inferiore in ambito domestico. Lo studio condotto su incarico dell'UFU indaga sugli omicidi con armi da fuoco commessi nel nostro Paese nella sfera domestica.
Lo studio costituisce una delle misure in adempimento del postulato Graf Maya 19.3618 «Basta agli omicidi contro le donne nell'ambito familiare. Rapporto sulla ricerca delle cause ed elenco di misure contro i femminicidi in Svizzera».
Tra gli incarichi affidati all'UFU dal Consiglio federale vi era anche quello di indagare sulla provenienza e l'acquisizione delle armi utilizzate per commettere gli omicidi. Lo studio, condotto dall'Università di San Gallo, funge da base per valutare le misure di protezione già in atto e ridurre ulteriormente l'uso improprio delle armi da fuoco.
Gli omicidi in ambito domestico con armi da fuoco sono quasi esclusivamente commessi da uomini (su 41 omicidi registrati tra il 2015 e il 2022, soltanto uno era stato compiuto da una donna). Le persone di età superiore ai 60 anni sono chiaramente sovrarappresentate, il che indica un'età media significativamente più elevata rispetto a quella registrata per gli omicidi commessi in ambito domestico senza l'uso di armi da fuoco o commessi con armi da fuoco al di fuori dell'ambito domestico.
Colpisce inoltre il fatto che, negli omicidi commessi in ambito domestico con armi da fuoco, la percentuale di persone con cittadinanza svizzera sia due volte superiore rispetto a quella registrata per gli omicidi commessi in ambito domestico senza l'uso di armi da fuoco.
Secondo lo studio ciò potrebbe essere dovuto al fatto che, avendo prestato servizio militare, gli uomini svizzeri detengono con maggiore frequenza un'arma da fuoco rispetto agli uomini senza cittadinanza svizzera.
Tuttavia, non è possibile determinare con certezza quali armi siano state effettivamente utilizzate negli omicidi commessi in ambito domestico. In questo contesto, lo studio evidenzia che spesso mancano informazioni sulla legalità e la provenienza delle armi da fuoco impiegate negli omicidi commessi in ambito domestico, sebbene queste informazioni sarebbero decisive per una migliore analisi del rischio.
Una caratteristica importante degli omicidi commessi in ambito domestico con armi da fuoco è l'elevata percentuale di casi in cui la persona si suicida dopo aver commesso l'omicidio (i cosiddetti omicidi-suicidi): tra il 2015 e il 2022 si è trattato del 61% degli omicidi con armi da fuoco, tutti compiuti da uomini.
L'analisi mostra inoltre che le vittime di omicidi commessi in ambito domestico con armi da fuoco sono per lo più donne, con una media di età più alta rispetto a quella delle vittime di omicidi commessi in ambito domestico senza l'uso di armi da fuoco o di omicidi commessi con armi da fuoco al di fuori dell'ambito domestico. Le vittime hanno inoltre più spesso la cittadinanza svizzera rispetto a quelle di omicidi commessi in ambito domestico senza armi da fuoco.
Raccomandazioni e passi successivi
Lo studio formula una serie di raccomandazioni tra cui rafforzare le misure di prevenzione destinate alle persone anziane. Sottolinea inoltre l'importanza di una stretta collaborazione tra le autorità e i diversi attori e della loro sensibilizzazione. Tra gli attori coinvolti rientrano le persone che fanno parte della cerchia ristretta, gli ospedali e gli istituti di cura.
Sarebbe inoltre opportuno che le autorità di perseguimento penale si focalizzassero maggiormente sulla registrazione e sulla documentazione delle informazioni relative alle armi da fuoco, in modo da disporre di una base migliore per l'analisi dei fattori di rischio e delle misure di prevenzione. Inoltre, in caso di segnalazione, le autorità dovrebbero valutare sistematicamente se è opportuno procedere al sequestro di un'arma da fuoco, conformemente all'articolo 31 della legge sulle armi. L'UFU integrerà i risultati dello studio nei lavori in corso sulla prevenzione della violenza di genere e rafforzerà ulteriormente la collaborazione con le autorità cantonali e intercantonali.