È il 30esimo anniversario della morte di Miles Davis


Iconico, inarrivabile, se ne andava in California il 28 settembre 1991
Iconico, inarrivabile, se ne andava in California il 28 settembre 1991
LOS ANGELES - Il 28 settembre 1991 Miles Davis moriva in un ospedale di Santa Monica, in California, stroncato da un ictus.
Quel giorno se ne andò uno degli artisti più celebri e influenti non solo del panorama jazzistico, ma dell'intero panorama musicale e culturale. La tromba di Davis era (e lo è ancora oggi) immediatamente riconoscibile e, al contempo, inarrivabile.
Miles Davis è uno di quei musicisti che aprono una strada e che sperimentano, trovando nuove direzioni apparentemente inaspettate. Due stagioni elettriche (che hanno prodotto capolavori come "Bitches Brew" e "Tutu") sono seguite agli anni del bebop, del cool jazz e del jazz modale. Nessuno, probabilmente, ha esplorato tra i vari generi (inventandoli, anche) come il musicista classe 1926.
Ci sono decine di racconti che testimoniano quale impatto Davis abbia avuto sui colleghi che lo hanno frequentato o che lo hanno semplicemente preso a modello. «La prima volta che ho ascoltato Miles, era in "Birth of the Cool" e mi ha illuminato, abbagliato. L'impronta di Miles su di me è indelebile» ha detto Joe Zawinul. E ancora John McLaughlin: «Sapeva tirar fuori il meglio dalle persone. Lo andavo a trovare quasi tutti i giorni, si suonava, si discuteva. Ho avuto una chance immensa».