Quei due, in Alaska

Venerdì, Donald Trump e Vladimir Putin si incontreranno di persona per discutere della situazione in Ucraina. Kiev sarà al tavolo? Quali sono gli scenari? Facciamo il punto
ANCHORAGE - Anchorage non è propriamente il nome che balza alla memoria pensando ai grandi vertici di politica internazionale. Ma è la città, la più grande dell'Alaska, che è stata scelta per ospitare venerdì l'incontro tra i presidenti Donald Trump e Vladimir Putin, che si ritroveranno per discutere (e qualcuno teme, anche per banchettare), attorno alla situazione in Ucraina.
Perché proprio la capitale dell'exclave statunitense? È sicuramente una scelta «logica», come sottolineato anche dal Cremlino. Sebbene imbarcandosi a Mosca vadano messe in conto quasi una decina di ore di volo, la trasferta sorvolando le acque dello Stretto di Bering consente allo zar di evitare il transito nello spazio aereo di qualsiasi altro paese, atterrando direttamente nel "49esimo Stato" ed evitando quindi la portata del mandato d'arresto spiccato dalla Corte Penale Internazionale, che Mosca non riconosce e nella cui giurisdizione non rientra il territorio d'Alaska.
Al di là del fascino legato all'esotica scelta logistica, saranno però i contenuti sul tavolo a contare. E ancora di più, la forma che questi acquisiranno nel momento in cui Trump e Putin si alzeranno da quel tavolo. E un primo margine di incertezza in questo senso è legato all'eventuale presenza di Kiev. Non sappiamo infatti se anche a Volodymyr Zelensky verrà riservata una sedia. Quello che già si può dire è che l'esclusione dell'Ucraina è, sulla carta, una scheggia nel fianco dell'intero processo negoziale, che rischia così di essere delegittimato ancora prima di iniziare. L'Europa infatti - con la riunione improvvisata di sabato scorso nel Regno Unito - ha già provato a infilare il piede nella porta del dialogo. Perché, in estrema sintesi, «il destino dell'Ucraina non può essere deciso senza gli ucraini».
Cosa c'è, per ora, sul tavolo?
Ma isoliamo per un momento - al netto del paradosso - la variabile Kiev dall'equazione di venerdì. Restano così le proposte che lo zar e il tycoon, plausibilmente, porteranno in dote. Ed è difficile immaginare qualsiasi scenario che non parta da una condizione di cessate il fuoco immediato tra Russia e Ucraina. E qui sorgono i primi nodi. Un cessate il fuoco in cambio di cosa? Il Cremlino potrebbe infatti acconsentire in cambio del riconoscimento di alcuni territori dell'ex repubblica sovietica oggi controllati da Mosca. E come lo si stabilisce se non ci sarà anche Kiev al tavolo negoziale?
L'eventualità di uno scambio secondo questi termini è assai controversa. Non a caso, tra osservatori e analisti c'è chi considera lo scenario come una legittimazione, de facto, dell'aggressione di Mosca verso la vicina Ucraina. Il rischio concreto è quindi che, sebbene orientato a una de-escalation del conflitto, il summit tra il tycoon e lo zar possa partorire un pericoloso tiro di dadi al loro personale Risiko: un accordo sbilanciato che andrebbe invece a destabilizzare ulteriormente un fronte (e non solo quello) logorato da tre anni e mezzo di guerra.