Zelensky in un vicolo cieco


Alla Casa Bianca il presidente ucraino sarà confrontato a due scelte impossibili.
Alla Casa Bianca il presidente ucraino sarà confrontato a due scelte impossibili.
WASHINGTON - «Zelensky potrebbe terminare la guerra oggi stesso». Sono le parole pronunciate dal presidente statunitense Donald Trump con il manifesto intento di mandare un segnale al leader ucraino, che si presenterà a breve alla Casa Bianca assieme a un gruppo di leader europei per discutere della fine della guerra in Ucraina. Ma le dichiarazioni di Trump sono da prendere sul serio? Facciamo chiarezza.
L'incontro in Alaska tra il presidente statunitense e il suo omologo russo Vladimir Putin è da intendere come un evento spartiacque, e questo perché Trump sembra avere per la prima volta "ascoltato" la controparte russa. «Durante l'incontro abbiamo avuto modo di esporre le nostre richieste in modo chiaro e pacato», ha dichiarato ieri Putin di fronte a una platea di alti rappresentanti politici e militari a Mosca. La Federazione russa, che dalla fine della Guerra Fredda denuncia i costanti tentativi di espansione della NATO attorno al suo territorio, sembra finalmente aver trovato un presidente statunitense intenzionato a darle ascolto. «Se Trump fosse stato presidente nel 2022 non ci sarebbe stata la guerra», ha ribadito il capo di Stato russo durante la conferenza stampa congiunta in Alaska, specificando che il colloquio è stato «molto produttivo».
Il contenuto della conversazione non è stato reso pubblico (e forse non lo sarà mai), ma qualcosa è comunque trapelato dalla bocca dell'inviato speciale Steve Witkoff, che ha parlato di alcune concessioni territoriali da parte della Russia, anche se queste non sono state confermate dal Cremlino. Molto dipenderà dal comportamento dei leader europei all'interno del perimetro della Casa Bianca, che sono già stati avvisati: «Zelensky dovrà fare delle concessioni» e «l'Ucraina non entrerà mai a far parte della NATO», ha scritto su Truth il presidente americano, alzando la pressione sui partecipanti all'imminente incontro.
Se Zelensky e i leader europei decidessero di rifiutare i termini di Washington, che con ogni probabilità implicheranno la cessione dei territori del sud-est ucraino occupati dalla Russia, a partire dalla Crimea, è possibile che l'amministrazione a stelle e strisce decida di interrompere completamente la fornitura di armi all'Ucraina e di fare sostenere i costi della guerra alle potenze europee che intendono continuare lo sforzo bellico. Una delle precondizioni di Mosca per arrivare a un accordo di pace e, forse in maniera più importante, a un nuovo paradigma di sicurezza che coinvolga anche gli Stati Uniti e l'Europa, è infatti la «drastica diminuzione delle forniture di armi statunitensi a Kiev», come più volte sottolineato da alti funzionari del Cremlino.
Zelensky ha dunque la possibilità di scegliere tra due opzioni: accettare le imposizioni di Washington e rassegnarsi al fatto che due superpotenze siano in procinto di concludere un accordo che oltrepassa la questione ucraina, oppure rifiutare di cedere i territori e abbandonare le ambizioni di inclusione nella NATO, e dunque tornare sul campo di battaglia.