Edith Bruck: «Riconoscere la Palestina. A Gaza massacro, ma genocidio è diverso»


La scrittrice, sopravvissuta alla Shoah, chiede il riconoscimento dello Stato palestinese e una vera pace, criticando sia Israele sia le manifestazioni di piazza.
La scrittrice, sopravvissuta alla Shoah, chiede il riconoscimento dello Stato palestinese e una vera pace, criticando sia Israele sia le manifestazioni di piazza.
ROMA - Sentirla parlare è sempre un dono di pacatezza, equilibrio e saggezza, vuoi per il suo passato drammatico vuoi per la sua sconfinata cultura. In un'intervista esclusiva a La Stampa, Edith Bruck, scrittrice e poetessa sopravvissuta alla Shoah, esprime una posizione chiara e netta sul conflitto israelo-palestinese e sulla situazione a Gaza.
A questo riguardo, abbiamo scelto alcuni tra i suoi virgolettati più significativi. La scrittrice ungherese, nata in una povera famiglia ebraica e oggi naturalizzata italiana, afferma senza mezzi termini che «il governo di Israele dovrebbe lasciare i territori della Cisgiordania ai palestinesi. E che ci debba essere il riconoscimento dello stato palestinese prima o poi» perché «altrimenti non ci sarà mai fine a questo odio, a questa violenza».
Ribadisce poi l'importanza della soluzione dei due Stati per una pace duratura, ma «non mi sembra che sia quello che vogliono quelli che ora manifestano». Riguardo invece «il dramma che si vive ogni giorno nella Striscia», pur riconoscendone la gravità, la scrittrice precisa: «Questo è un massacro spaventoso ma parlare di genocidio significa sminuire il valore di questa parola e di quello che era accaduto con i nazisti. Non bisogna fare confusione, non bisogna banalizzare (...), si tratta di due drammi molto diversi».
La 94-enne, che di esperienza e saggezza ne ha da vendere, racconta di vergognarsi per quanto sta accadendo a Gaza e aggiunge che: «Il governo di Israele non si rende conto del danno che sta provocando agli ebrei che vivono in tutto il mondo. Stanno facendo qualcosa di mostruoso che ha scatenato una nuova ondata di antisemitismo».
Infine, la critica alle manifestazioni di piazza con i giovani che si schierano solo con una parte. La poetessa auspica una protesta per la «pace vera, senza schierarsi solo da una parte».