Dopo l'insabbiamento, spunta il «piano segreto»

Londra costretta a correre ai ripari dopo una fuga di dati che ha esposto migliaia di ex collaboratori in Afghanistan
LONDRA - Montano nel Regno Unito, sui media come nelle istituzioni, le polemiche sulle rivelazioni emerse ieri a scoppio ritardato di un «piano segreto» che Londra è stata costretta a mettere in atto a partire da due anni fa per cercare di salvare migliaia di ex collaboratori del contingente occidentale in Afghanistan.
Persone che i sono trovate esposte al timore di una vendetta dei Talebani, tornati al potere a Kabul dopo il ritiro di Usa e alleati, a causa d'una imbarazzante perdita di dati sensibili trapelati fin sui social media - per errore, a quanto pare - dagli archivi del ministero della Difesa britannico.
Tutti i maggiori giornali denunciano con enfasi l'iniziale «insabbiamento» della vicenda. Con il piano segreto rimasto a lungo coperto dalla censura in base a una «super ingiunzione» chiesta e ottenuta da sir Ben Wallace, titolare della Difesa nell'allora governo conservatore, e mantenuta in vigore anche dall'attuale esecutivo laburista di Keir Starmer: fino alla sentenza di un giudice d'appello favorevole al ricorso dei media.
Una censura che Wallace ha rivendicato come necessaria per ragioni di «sicurezza nazionalex, ma che non potrà proteggere lo Stato britannico da eventuali azioni legali delle vittime dell'accaduto: tanto più che lo stesso sir Ben ha ammesso di non poter escludere che qualcuno sia stato ucciso o colpito a causa del leak, prima dell'evacuazione organizzata in extremis.
Lo speaker della Camera dei Comuni, Lindsay Hoyle, ha da parte sua rilevato oggi come l'accaduto ponga «gravi questioni istituzionali». Mentre Starmer, sollecitato sul dossier nel Question Time del mercoledì, ha provato a scaricare sul solo governo Tory precedente la responsabilità di rispondere alle «serie domande» rimaste aperte sulle circostanze e la gestione dell'inopinata falla sui dati.
La fuga di informazioni, attribuita alla negligenza di un anonimo funzionario, viene fatta risalire al febbraio del 2022. Mentre fu individuata dal governo non prima dell'agosto del 2023, una volta che il materiale finì su un profilo Facebook.
La cosa filtrò poi sui media, a cui tuttavia la magistratura vietò di dare notizia del piano d'emergenza (denominato Afghan Response Route e destinato a costare fino a 7 miliardi di sterline, a quanto si apprende ora) ideato parallelamente per riparare al pasticcio e per tentare d'evacuare almeno una parte delle 19.000 persone interessate dal leak fra quelle lasciate indietro al tempo del precipitoso ritiro dall'Afghanistan deciso da Joe Biden e dai leader alleati.
In totale, lo schema governativo ha permesso finora a 4500 afgani e loro familiari di essere trasferiti nel Regno, mentre altri 600 risultano in arrivo. L'attuale ministro della Difesa, John Healey, ha detto d'essere intenzionato a chiuderlo, ma solo dopo aver «onorato la promessa» di completare la messa in salvo degli ex collaboratori a rischio e dei loro cari; non senza scusarsi a nome del suo dicastero. Mentre Wallace ha dichiarato di non vedere motivo per chiedere personalmente scusa.